mercoledì 30 marzo 2011

L'altro vento divino.


神風 (SHIMPU)

L'altro vento divino.

La Seconda Guerra Mondiale era finita il 2 Settembre 1945, con la firma del trattato di resa nella baia di TokyoOkinawa era stata parte integrante della strategia americana nel settore, e era ancora una importante base di passaggio per le truppe di occupazione.
Grandi distese di tende e di prefabbricati Quonset si stendevano sull'isola, e il principale porto, il Nakagusuku wan (1), era in piena attività. Molti soldati si erano imbarcati per per il Giappone, e altri erano tornati indietro verso gli Stati Uniti.   

OKINAWA. La freccia indica il  Nakagusuku wan
Il 4 Ottobre 1945, un aereo segnalò un tifone al nord di Rota, una delle isole Marianne. Il Centro Meteorologico di Guam battezzò la tempesta "Louise", considerandola di limitata potenza, ma tenendola comunque sotto controllo e emanando bollettini specifici ogni sei ore. Il tifone tenne una traiettoria costante verso nord ovest, che secondo le previsioni l'avrebbe portato a passare sopra Taiwan e a investire le isole Ryu Kyu meridionali. Il giorno 8 ottobre, Louise cambiò direzione, puntando direttamente verso la parte nord di Okinawa. L'isola fu messa in stato di allarme per il supposto arrivo della perturbazione il mattino del giorno 9. Si prevedeva un vento sui 60 nodi (111 km/h), con punte sui 90 nodi (167 km/h) con passaggio della tempesta a 278 km a ovest dell'isola. Louise sorprese di nuovo tutti. Rallentò la sua velocità, cambiando di nuovo direzione. Il rallentamento aumentò la furia del vento, e la nuova traiettoria portò la tempesta a meno di 28 km a est dalla parte meridionale di Okinawa.
Percorso del ciclone Louise. La freccia indica Okinawa
 Il comando navale, ritenendo il Nakagusuku wan il porto più riparato dell'isola, aveva concentrato e messo in sicurezza le navi al suo interno, ma il movimento erratico della perturbazione aveva ingannato tutti, e la baia fu investita direttamente.

Alle 10.00 il vento sull'isola raggiunse i 40 nodi (74 km/h) , il barometro scese a 989 (2) millibar, la visibilità a 730 m, e iniziò a piovere a dirotto. Alle 12.00 il vento era sui 60 nodi (111 km/h), e la visibilità a zero. A terra, gli uomini si rifugiarono dove poterono, anche nelle tombe e in trincee scavate alla bell'e meglio, mentre le tende erano soffiate via e i Quonset strappati dalle fondamenta. Nella Baia, la situazione peggiorava di minuto in minuto. Le navi cominciarono a arare le ancore, e misero le macchine al massimo per evitare le collisioni . Ma non bastò. I bastimenti iniziarono a scontrarsi e molti furono spinti sulla spiaggia. Alle 14.00 il vento arrivò a 80 nodi (148 km/h), la pioggia era orizzontale e la baia sembrava immersa nelle tenebre. Alle 16.00 del 9 ottobre, il tifone si scatenò con tutta la sua violenza. Il vento raggiunse i 100 nodi (185 km/h) con punte di 120 (222 km/h). I barometri registrarono 968,5 millibar. Alle 20.00 il l'occhio del ciclone era passato oltre l'isola, e la direzione del vento era cambiata. Lentamente la forza del vento diminuì fino a 60 nodi (111 km/h). Soltanto il giorno dopo la tempesta abbandonò completamente Okinawa. Si iniziò subito la riparazione e la valutazione dei danni.
Su tutta l'isola erano morte 54 persone, si segnalavano 47 dispersi e un centinaio di feriti gravi. Il basso numero di perdite fu attribuito alla professionalità e all'altruismo degli equipaggi delle navi (3). I danni materiali, invece, erano terribili. Le varie "città di tende" avevano subito distruzioni dal 50 al 95%, i quartieri di Quonset dal 40 al 99%. La pioggia continua aveva allagato gli alloggiamenti e i depositi, cancellato le strade, e trasformato l'isola in un pantano. Circa l'80% dei fabbricati era distrutto o inutilizzabile. Rimanevano viveri solo per 10 giorni. Tutti i 60 aerei presenti nell'aeroporto erano momentaneamente fuori uso. Il mare grosso aveva demolito i moli di cemento, e abbattuto le strutture in acciaio. Nel Nakagusuku wan, 12 navi erano affondate, 222 spiaggiate, 32 danneggiate oltre ogni possibilità di recupero. La flotta presente sull'isola era composta per la maggior parte da navi appartenenti al "treno navale" (espressione che indicava la flotta di supporto logistico, quali petroliere, navi officina, eccetera) e mezzi da sbarco (LST).
Molti di questi scafi furono semplicemente abbandonati in quanto il loro riattamento sarebbe stato antieconomico, dato che, finita la guerra, non più erano necessari.
Arrivarono gli aiuti, e si ricostruirono le "città di tende" e i depositi di cibo. 7.500 persone furono rapidamente trasferite negli Stati Uniti.

Effetti del tifone su un gruppo di Quonset: PRIMA
DOPO
Asta di bandiera

......

Questo è quello che successe il 9 Ottobre 1945 a Okinawa, a guerra ormai finita.
Non è una ipotesi peregrina, immaginare cosa sarebbe potuto succedere in quella data, se il Presidente Truman avesse deciso di non usare la bomba atomica sul Giappone, e se avesse invece optato per una soluzione tradizionale come l'operazione "OLYMPIC". Il 17 Dicembre 1944, il tifone "Cobra" aveva flagellato la Terza Flotta americana , affondando 3 navi, danneggiandone molte altre, distruggendo 146 aerei e e uccidendo 778 marinai. I Giapponesi avevano visto questo evento come il ritorno del "Kamikaze", il vento degli dei, la tempesta, detta di ispirazione divina, che aveva annientato due volte gli invasori mongoli nel 1200. 
Il tifone COBRA come appariva sugli schermi radar delle navi
Un'altra tempesta, meno intensa, aveva investito la flotta americana nella zona a est di Okinawa, nei giorni 2 e 3 Giugno 1945, danneggiando 33 navi e distruggendo 76 aerei.
Effetti del tornado di Giugno sulla portaerei Bennington
Il TokkoTai aveva approfittato dell'occasione, e aveva riportato qualche successo (operazione Kikusui n.9) (4).
La bomba atomica fu sganciata in Agosto, e mise in moto la catena di eventi che avrebbe portato alla capitolazione. Supponendo che invece si fosse deciso di effettuare l'invasione anfibia del Giappone, le fasi preliminari dell'operazione "OLYMPIC" sarebbero iniziate il 28 luglio con una campagna di bombardamenti aerei , e il 9 ottobre, il tifone Louise sarebbe piombato su un'isola colma di soldati, di equipaggiamenti e di navi da sbarco. È impossibile valutare gli eventuali danni sul corpo da sbarco, ma sarebbero sicuramente stati enormi, ed avrebbero portato a un ritardo nella tabella di marcia. I Nipponici avrebbero sicuramente cercato di ripetere il colpo di Kikusui 9. Molto probabilmente, i risultati non sarebbero stati quelli attesi, ma avrebbero comunque confermato la volontà dei militari Giapponesi a resistere ad ogni costo... E questa sarebbe stata la peggiore catastrofe possibile.
La condotta dei vertici militari Nipponici alla fine della guerra era diventata assolutamente irrazionale. In pratica, erano disposti a lasciar sterminare la popolazione (e le forze armate, ma non è questo il problema) per non perdere la faccia di fronte al Dio in forma umana (Hirohito). Solo il suo ordine diretto li fece arrendere, in quanto il Dio in terra si prendeva lui la responsabilità della sconfitta e il disonore conseguente.

Ma come è possibile far intendere ragioni a chi ha visto la dimostrazione "evidente" che gli dei celesti sono dalla sua parte?

Il tifone Louise sarebbe diventato il Kamikaze dell'era Showa, e i soldati Nipponici avrebbero fiduciosamente atteso i demoni gajin nelle loro trincee scalcagnate, mentre dietro di loro i civili si sarebbero silenziosamente accasciati sotto i bombardamenti, nella carestia e nelle epidemie. E quando gli Americani sarebbero sbarcati, milioni di Giapponesi sarebbero morti combattendo, sapendo che gli dei gli avrebbero aiutati. Sarebbero morti battendosi sulle spiagge, poi nelle campagne, e poi tra i monti, e di fame, di malattia, sempre aspettando sempre un segno del volere divino.

(1) Nei documenti statunitensi è nominata Baia di Buckner
(2) La pressione normale al livello del mare oscilla tra i 1000-1025 millibar.
(3) Nella baia si verificarono le situazioni più pericolose.
(4) Non si riportano in quei giorni perdite americane causate dai piloti suicidi. Cioè non impediva ai Giapponesi di esaltarsi per vittorie fasulle tratte da rapporti erronei.

questo post è da considersi un allegato all'articolo "la spada contro il fuoco" su http://www.icsm.it/


1 commento:

  1. I Giapponesi si erano convinti che il loro suolo fosse sacro e inviolabile.
    Oggi altri paesi credono che il loro suolo sia inviolabile e invulnerabile, al punto da dare origine a strane e assurde teorie (ogni riferimento ai truthers undicisettembrini è voluto).
    Però la natura è sempre la più forte.

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