La guerra è la continuazione della politica. politica femminile. Sole in terra straniera.
Il giorno dopo la insalutata dipartita della commissione ONU , il sergente e la psicologa di supporto guardavano attraverso una parete trasparente. Nella piccola stanza ammobiliata, la disertrice stava vezzeggiando la figlia.
"Da quando si è svegliata stamattina, non fa che chiedere del gigante buono."
Affermò la psicologa.
"Sarei io il gigante buono? è la prima volta che qualcuno mi chiama in questo modo."
Osservò il milite, sorridendo lievemente.
"Deve considerare che, nella vita di quella donna, lei forse è stato l'unico uomo, l'unico maschio, a fare qualcosa di positivo per lei, senza chiederle nulla in cambio."
Disse la psicologa, con l'aria di chi afferma una cosa ovvia.
"E' fuggita dal suo mondo, ed adesso si trova tra i discendenti delle scimmie e dei porci... È confusa e spaventata. È naturale che cerchi qualcosa o qualcuno a cui aggrapparsi."
"E quel qualcuno sarei io...La cosa non mi tranquillizza per niente. E se gli dicessi qualcosa di sbagliato?"
La psicologa non era sorpresa di scoprire simili paure in quel vecchio soldato.
"Sono sicura che lei troverà le parole giuste."
Rispose, e gli indicò la porta.
Il sergente mise la mano sulla maniglia, inspirò e aprì.
La giovane madre lo vide entrare e si alzò in piedi. La bambina gli si strinse alle gambe e fissò con gli occhi sgranati quella strana persona.
Il sottufficiale era inusualmente imbarazzato. La ragazza indossava un abito tradizionale, ma era a testa scoperta.
"ehm... buongiorno, Signora."
Abbozzò nella lingua della donna.
"Lei... Lei è il gigante buono?"
"Ehm... Si, sarei io..."
Come un fulmine, la giovane gli si avvicinò , si inginocchiò e gli prese la mano per baciarla.
"No,no la prego"
Il soldato la prese per le spalle e la fece alzare.
La giovane donna lo guardò stupita.
"Non è necessario."
Fece il sergente e la fissò per la prima volta in faccia.
Aveva un volto ancora infantile, ma si vedevano già delle rughe di sofferenza.
Il soldato abbozzò un sorriso timido.
"Lei potrebbe essere mia figlia... "
Distolse lo sguardo e fissò la piccola
“E la bambina potrebbe essere mia nipote."
La giovane sorrise.
Dall'altra parte del vetro, la psicologa approvò con un cenno della testa.
Con gentilezza, l'uomo la condusse verso la poltrona, la fece accomodare, prese una sedia e si mise di fronte a lei.
La bambina si arrampicò in braccio alla madre.
"Bene... Lei ha chiesto di me. Cosa posso fare per lei?"
"Ho paura.”
“Beh, è normale...”
“Che cosa ci succederà?”
“mmm... tutto quello che faremo noi, è darle la possibilità di scegliere.”
“Cosa vuole dire?”
“Se vuole, può tornare a casa sua, dai suoi genitori,oltremare ”
“NO!”
Affermò la giovane, stringendo automaticamente la figlia a sé.
“Si calmi, la prego...
Se vuole restare qua, la porteremo al sud, in un posto dove incontrerà altre persone come lei, che l'aiuteranno. Potrà andare a scuola, studiare, crescere sua figlia... nessuno la maltratterà più o le ordinerà cosa fare...potrà essere libera.”
“Non so... cosa vuol dire essere libera?”
“Potrà decidere della propria vita... scegliere se mettersi il velo o non metterlo, se prendere il sole o non prenderlo... lavorare per sé stessa, pregare Dio per amore, o non pregarlo affatto, se non vuole...”
Il sergente accarezzò delicatamente il viso della bambina.
“Non essere costretta a vendere sua figlia perché ha fame...dargli la possibilità di vivere meglio di quanto ha vissuto lei.”
La donna sorrise di nuovo.
La porta si aprì di nuovo, e entrò la psicologa di supporto.
La disertrice la vide per la prima volta, e rimase sorpresa. La psicologa era in uniforme, ma portava un velo leggero sui capelli.
“Ho visto che non ha sbagliato una parola, sergente.
Signora, se adesso ha delle domande più specifiche, chieda a me. Il sergente resterà qui, e l'aiuterà e la proteggerà, come ha già fatto.”
La psicologa prese una sedia e si accomodò al fianco del soldato.
Iniziarono a parlare.
La donna chiedeva, chiedeva molte cose, spesso incentrate sul futuro della figlia. La donna in divisa rispondeva con voce calma e tranquilla.
A un certo punto la bambina si annoiò e scese dalle ginocchia della madre. Andò a pasticciare nell'angolo della stanza dove c'erano dei giocattoli. Dopo un po' si riavvicinò alla madre e gli tirò i vestiti.
L'onda nera
La piazza era stranamente popolata. Dalla parte della ciste un folla di bacucche aspettava silenziosa. Qua e là, spiccavano cartelli scritti in inglese orrido. Dall'altra parte della linea bianca, una barriera fatta di automezzi, tra cui spiccava una jeep con una strana antenna cilindrica. Dietro, i soldati, nascosti e silenziosi. Il capitano controllava la situazione da un blindato, con un periscopio.
“Niente. Non si muovono.”
Osservò, rivolto al sergente seduto per terra, con la schiena appoggiata alla ruota.
“Il fatto che abbiano quei cartelli indica che aspettano qualche giornalista, o consimile...”
Affermò il sergente con l'aria di chi la sa lunga, ma appunto per questo, sfiduciato.
“Se avessimo trattenuto quelle due onuputtane (1), tutto questo non sarebbe avvenuto. Ma non potevamo farlo. Secondo te , è colpa loro?”
Chiese il capitano.
“Ne sono sicuro. Quelle due galline sono troppo stupide per fare un rapporto causa-effetto. Anche se non hanno riferito direttamente a qualche spia nemica, avranno sicuramente chiacchierato innocentemente con qualcuno di troppo...”
Sentenziò il sergente.
Arrivò un messaggio radio.
“Attenzione! Dei civili si stanno avvicinando alla zona rossa!”
“Magnifico. Pensaci te.”
Sospirò l'ufficiale.
Il sottoposto si alzò e si incamminò.
Libertà di stampa?
il gruppetto di civili era stato bloccato dai soldati del cordone di sicurezza.
Erano 6 in tutto , 3 giornalisti e 3 operatori con la videocamera, di 3 diverse reti globali.
E sbraitavano contro i militi che li trattenevano.
“Siamo giornalisti accreditati! Non potete trattenerci! Abbiamo il diritto di andare dove vogliamo!”
Il sergente li guardò con aria esasperata.
“A parte il fatto che io sono per la libertà d'informazione, mi sembra proprio che non abbiate idea della situazione.”
Constatò.
“E quale sarebbe la situazione?”
Strillò una biondina con un bel vestito.
“La situazione è che quella massa di fantasmi aspetta solo voi per fare casino.”
“Come sarebbe a dire?”
“Non inizieranno la manifestazione se non c'è copertura mediatica.”
“E allora ?”
“Quello che vogliono fare non è propriamente un sit-in pacifico. Ci saranno sicuramente dei morti.”
“Ma lei deve capire che...”
Blackjack perse la pazienza, e sussurrò con un sorriso perfido.
“Diciamo che voglio evitarvi dei rimorsi di coscienza se qualcuno ci lascerà la pelle...”
“Io sono un uomo di cuore” continuò con con aria esageratamente melodrammatica.
“Non voglio che macchiate di lagrime i soldoni che vi daranno per filmare corpi fatti a pezzi...”
Il branco di spacciatori di notiziole si ammutolì per un attimo.
La biondina riaprì il becco:
“Lei..”
“BASTA! DA ADESSO SIETE IN ARRESTO! CAPORALE! GLI INGABBI! E SE CHIUNQUE DI QUESTA MASSA DI MERDA APRE ANCORA LA BOCCA, LEI E' AUTORIZZATO A SPARARCI DENTRO!”
Ruggì il sottofficiale in faccia alla bionda, la quale rinculò, spinta dalla ventata.
Con grande zelo , i soldati abbrancarono gli esponenti del quinto potere. Le telecamere caddero a terra. Un cameraman abbozzò una esagerata protesta verbale. Al che, il sergente estrasse immanente il ferro piccolo dalla fondina. Il gesto spaventò moltissimo gli eroici paladini dell'informazione libera, che chiusero immediatamente la bocca.
Così terrorizzati, si lasciarono portare via senza protestare.
Mentre il Blackjack si stava incamminando , dalla piazza si levò un tuono di voci.
“cassio.” Commentò, iniziando a correre.
Massa nera.
Al capitano usciva il fumo dalle orecchie e fiamme dalle fauci (metaforicamente). Appena era apparso un elicottero civile sulla verticale della piazza , gli spettri avevano cominciato a salmodiare e a agitare i cartelli.
“caxomeddaaccporccazzacazzo...” tontognò attaccandosi al microfono della radio.
“Quell'elicottero deve andare via di lì! Sparategli! No! Fate decollare due “pogi (2)” che lo costringano all'atterraggio!
Vacca puttana...” sibilò chiudendo il contatto.
Abbrancò un altoparlante e gridò ai soldati nascosti dietro gli automezzi:
“RICORDATEVI GLI ORDINI! NON DEVONO PASSARE LA LINEA!”
Le bacucche iniziarono a avanzare, come una massa nera.
Dieci ,venti metri , sempre ululando.
Obbedendo al gesto del capitano , un soldato azionò lo “Strillatore” (3) posto sulla jeep. La massa nera si fermò. Gli spettri portarono le mani al capo e iniziarono a urlare più forte. Alcuni caddero in ginocchio. Incredibilmente ,dalle seconde file della folla, emerse una linea di dieci fantasmi , apparentemente immuni all'effetto dello “Strillatore”. Camminarono per qualche passo fuori dal gruppo, poi cominciarono a correre tutti assieme , due barcollando come sciancati.
“DENG!” Uno sgradevole rumore di latta bucata , e lo “Strillatore” smise di funzionare.
“CAZZO SUCCEDE?!” Ruggì il tenente.
“HANNO SPARATO AL RIFLETTORE!” gridò di rimando il soldato addetto , cercando di ripararsi dal cecchino.
“Ma guarda che bravi...sparate con i “taz (4)” a quelle avanti , dieci metri oltre la linea.
Attivate le barriere di schiuma appena la folla arriva a un metro dalla linea.”
Ordinò col megafono.
Nel frattempo era arrivato il sergente.
“Come va ?”
Chiese ironicamente senza partecipazione.
“Magnificamente...”
Masticò l'ufficiale.
“Mi sa che quelle ci riservano delle sorprese dello stracazzo...”
Affermò il capitano , indicando i dieci spettri in avanguardia.
“Sicuro come l'oro.”
Approvò il sottufficiale.
I dieci fantasmi oltrepassarono la linea.
La folla aveva rallentato la sua marcia, rimanendo a un trentina di metri di distanza.
Dieci soldati apparvero da dietro gli automezzi , brandeggiando i C.C.W.
Li puntarono ,spararono un colpo, si nascosero.
I dieci spaventapasseri crollarono a terra, vibrando come in preda a un attacco di epilessia.
Qualche attimo dopo, esplosero.
Volarono per aria brandelli di vestiti e materiale organico. Qualche scheggia si schiacciò contro le pareti corazzate degli autoblindo. Alcune bacucche dell'avanguardia si accasciarono a terra.
“Lo sapevo!Lo sapevo!”
Strillò rabbioso il capitano.
Il sergente guardava silenzioso la piazza , con un sorriso amaro.
La folla di spettri si era fermata quando la linea avanzata era caduta , e aveva tremolato quando le esplosioni le avevano fatte a pezzi. L'onda nera ricominciò a avanzare inesorabile.
Dieci metri dal confine.
Dalla barricata, degli idranti lanciarono grandi getti di schiuma violacea, che si ammucchiarono sulla linea, fino a formare una specie di barriera più alta di un uomo. Dall'alto ,videro l'onda nera fermarsi ,timorosa di fronte a quella cosa nuova. Sul fondo della folla, bacucche più grandi iniziarono a premere e a picchiare le figure di fronte a loro. Ci fu un ondeggiamento. I fantasmi in prima fila furono spinti nella schiuma, scomparendo alla vista.
Si levò una cacofonia di strilli di dolore e paura.
(Sopra di loro, due pogi scacciavano l'elicottero civile, che aveva continuato a volteggiare come un avvoltoio)
Si ripeté l'ondeggiamento, ma stavolta al contrario. Le bacucche stavano fuggendo dal lato opposto della barriera. Gli spettri più grossi ricominciarono a picchiare per indirizzare gli altri nella giusta direzione.
Ad un tratto, la testa di stoffa di uno dei grandi spettri si gonfiò asimmetricamente, e la figura crollò a terra. Ad un altro , sparì letteralmente il cranio. Vista la mala parata, i restanti spettri di grossa stazza sollevarono le vesti in una fuga scarsamente dignitosa...
Nel giro di 10 minuti, la piazza si era svuotata. Pochissimi di quelli finiti nella schiuma erano usciti strisciando dalla barriera, quasi tutti dalla parte dei soldati, ed erano stati immediatamente immobilizzati.. La barriera di schiuma fu irrorata con acqua e solvente, e si dissolse in pochi secondi. Rimasero per terra gli spettri intrappolati, annichiliti e lamentosi. Gli idranti gli inondarono d'acqua, lavandoli dal materiale irritante.
Nella piazza giacevano alcuni corpi calpestati durante la fuga generale.
Tre tank oltrepassarono sferragliando la linea di confine, posizionandosi di fronte alle case della "ciste" (uno dei carri, non proprio casualmente , spiaccicò lo spettro castrato della testa....).
I soldati abbandonarono il riparo della barricata di automezzi e iniziarono a rastrellare.
I cingolati , come grossi cani da guardia, impedivano che qualche tiratore sparacchiasse sulle figure in divisa dall'interno della “ciste”.
I militi si avvicinarono lentamente ai mucchi di abiti a terra, proteggendosi con gli scudi trasparenti e esaminandoli con gli scanner per esplosivi. Solo dopo essersi accertati che non erano "accavallati (5)", gli esaminavano dal punto di vista medico e ammanettavano quelli che erano vivi.
Il capitano, con il sergente alle calcagna, esaminava i luoghi delle esplosioni.
"Chissà come mai queste non si sono fermate..."
Si chiese mormorando.
Poco lontano, il sottufficiale raccolse una testa spiccata, intatta. Tolse quel che restava del cappuccio di stoffa, e fissò il viso.
"Capitano ."
Chiamò con voce inespressiva.
"Che c'è?"
"Guardi."
Il capitano guardò la testa, che il sergente reggeva con inusuale delicatezza.
Un viso molto tondo, con gli occhi azzurri tagliati all'orientale e le guance pesanti (6).
I padiglioni auricolari era stati asportati chirurgicamente, un foro era stato chiuso, e l'altro era coperto da una fasciatura, da cui usciva una specie di antenna.
Il capitano iniziò a snocciolare una monotona serie di bestemmie e oscenità in tono veemente.
Il sottufficiale depose delicatamente la testa a terra.
"Capisco che si incazzi, signore. Pure io, che dovrei esserne immune, a volte ho gli incubi."
"Vada a prendere quella troia di giornalista che era sull'elicottero. Voglio che pulisca questo sangue con la lingua!"
"Grazie. Questo compito dà un senso alla giornata."
Blackjack si avviò, con aria niente affatto lieta.
Libertà di stampa o responsabilità?
L'elicottero dei giornalisti era stato costretto a atterrare in una piazzola poco lontano , e i militi avevano estratto a forza gli occupanti.
Un tale ben vestito strillava i suoi diritti e un cameraman riprendeva. Il sergente stava arrivando a passo di carica, con un'espressione feroce e molto, molto terrorizzante.
Appena si trovò di fronte al giornalista, lo stese con un pugno brutale. I vestiti griffati si sporcarono di polvere.
Blackjack sollevò l'elegantone per un orecchio.
“Grazie alla tua smania di fare un così detto scoop della minchia, almeno 10 donne sono finite a spezzatino, Testa di Cazzo.”
Gli annunciò, reggendolo per l'orecchio con il pollice e l'indice, come se non volesse sporcarsi.
Il giornalista sembrava piuttosto spaventato e anche colpito nei sentimenti...
“Ma dato che IO sono per la libertà di stampa , di radiotrasmissione, di divulgazione eccetera eccetera, ti darò l'occasione di metter mano , anzi che dico! , TUTTA la faccia nella materia prima del tuo sghuup (7)...”
Declamò, e iniziò a trascinarlo verso la piazza. Il cameraman rimase vicino all'elicottero... evidentemente, era un tipo che non cercava guai.
Il povero idiota cadde un paio di volte, strappandosi i costosi pantaloni, e tre volte il sergente lo rialzò a pedate (8).
Con un enorme sorriso di grande soddisfazione stampato sulla faccia , il capitano assisteva all'avvicinamento di quel duo traballante.
Quando il miserabile lo notò, fuggì al suo persecutore e cercò di abbracciare le ginocchia dell'ufficiale.
“LAPREGOMIAIUTIE'UNPAZZO”
Riuscì a ululare frignazzando in due secondi.
Il capitano , visto che Blackjack si appostava alle terga del personaggio, si spostò di lato.
Il sergente gli appioppò un terribile calcio nel sedere, il quale fece cadere e strisciare il paziente per mezzo metro. L'ufficiale si chinò verso il corpo steso, portando una mano all'orecchio.
Motteggiò: “Che dice? Le esplosioni mi hanno assordato....”
Il sottufficiale risollevò l'idiota per l'ennesima volta, tenendolo per il collo. Serrandoglielo con forza, guidò il miserabile dove giaceva un corpo squarciato.
Si fissarono in faccia. Da una parte una immensa rabbia gelida, dall'altra una folle paura.
“Ecco qua , deficiente. Questo è il risultato delle tue azioni. L'ordine , che come vedi era molto sensato, era che quelli della tua razza di cagoni non si facessero vedere da queste parti , almeno oggi....
Con la tua smania di ficcare il naso, hai scatenato questo bordello.... questo cadavere, e almeno 9 come questo, sono opera tua.”
“Ma ...come facevo a sapere...”
“Risposta sbagliata. Ma Da Oggi, Saprai.”
Ringhiò Blackjack (con accenti bassamente trionfali) , e con forza immane, costrinse il giornalista piagnucolante a immergere il viso nelle interiora esposte, come fanno i padroni coi cani dispettosamente diarroici.
Il miserabile non era molto abituato alle apnee prolungate, e svenne. Il sottufficiale lo svegliò a schiaffoni,e gli rimise il muso nel macello. Lo lasciò andare solo quando svenne di nuovo.
Si rialzò bofonchiando. “Che uomo di merda! Magari è pure uno di quelli che si depila ...”
“Sergente, ti faccio notare che ci serve vivo...” Puntualizzò l'ufficiale lì vicino.
“Già , un vero peccato!” Approvò, e con l'ennesima pedata gli tolse la faccia dal carcame.
L'imbecille ansimò, si riscosse, si sollevò a mezzo e vomitò. Vomitò copiosamente. Dopo aver soddisfatto la bisogna, si alzò con la fermezza di un budino.
“io... io... io vi denuncio! Io ... vi farò fucilare!” Promise ,con la faccia lorda di sangue, vomito, di pezzetti di carne e escrementi. Orribile, ma assai poco convincente.
I due soldati si guardarono a vicenda in faccia, e scoppiarono in una enorme risata condivisa.
“E'.... veramente fesso!”
“Forse ....farebbe meglio a.... lavarsi quella chiavica di faccia!”
Si dissero tra i singulti.
L'imbecille li fissava stranito. Evidentemente, non afferrava la scarsa considerazione verso il suo essere e il suo ruolo.
“Vattene, coglione... ah ah... la lezione per oggi è finita...”Quasi si strozzò il sergente.
“NO! NON FINISCE QUI!” Gridò con tono offensivo l'imbecille.
Blackjack cambiò espressione in un attimo.
Sfoderò il ferro piccolo dalla fondina e riafferrò la gola dell'idiota (il capitano stesso rimase stupito dalla repentinità dell'azione) il quale si ritrovò a fissare i due buchi del calibro.
“Ah si? Quanto vuoi scommettere che finisci qui, coglione?”
Il personaggio, giunto al nocciuolo della questione, strabuzzò gli occhi,aprì la bocca, e mollò tutto.
Nel senso che si orinò e si defecò addosso. Nello stesso istante.
Il sottufficiale guardò il piano inferiore e ri scoppiò a ridere. Rimise il ferro a nanna e lasciò andare il diarroico, sempre ridendo. Anche il capitano rideva rinfrancato (aveva temuto per un attimo che il sergente lo freddasse).
“Vattene ... vai a farti inculare altrove... merdaiolo...non vali nemmeno un pezzettino di piombo...”
Sentenziò ilare.
Il giornalista cominciò a scappare, e continuò a correre fino a che scomparve dalla vista dei due militi.
(1) Termine ardito, ma realistico
(2) Aerodine da supporto, non propriamente degli elicotteri.
(3) LRAD (long range acoustic device) Arma acustica non letale
(4) Taz = termine gergale per proiettili XREP
(5) Accavallati = carichi , in questo caso di esplosivo
(6) Per chi non ha capito, una persona affetta dalla sindrome di down.
(7) Ironico
(7) Un proverbio nipponico afferma “cadi sei volte, rialzati sette”. L'autore si richiama a questa antica saggezza.
Spiegazione barriera di schiuma:La schiuma contiene degli irritanti (capsicum e pepe) , ed è scivolosa (estratto di buccia di banana). Chi entra nella barriera , perde subito l'equilibrio, e gli cominciano a bruciare terribilmente gli occhi e le mucose, e in modo più limitato, la pelle non coperta dagli abiti. Impregnandosi gli abiti, l'irritazione aumenta. Dato che la schiuma è opaca, il paziente soffre inoltre di disorientamento spaziale. (invenzione dell'autore)
al numero sette: materia prima del tuo sghuup
RispondiEliminaSghuup? O_O Vedo che trent'anni di Biscardi lasciano il segno. XD XD Ihihihihih.
Non so perchè, ma questa storia mi fa tanto Medio Oriente... ;-D
ahia!
RispondiEliminaho fatto un errore di numerazione!
ovunque arrivano i nemici, diventa medio oriente...
RispondiEliminafan di tom highway, vero ? :-D
RispondiEliminabehhh.... è sempre un assoluto.
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