Zoya nacque a Mosca nel 13 Settembre 19123. All’età di 11 anni si arruolò nei Pionieri (associazione giovanile sovietica) e poi nella Lega dei Giovani Comunisti (Komsomol) a 15 anni. Le fonti affermano che ella era una accanita lettrice di classici, assolutamente astemia e non fumatrice (per il paese e il periodo, sarebbe stata un’autentica eccezione). All’inizio della Grande Guerra Patriottica(2) entrò volontariamente nel “fronte del lavoro” (organizzazione di supporto alle truppe), frequentò un corso di infermiera, e quando il fronte si avvicinò alla zona dove viveva, si arruolò nei partigiani (3). Effettuò una sola missione prima di quella fatale, sulla quale esistono versioni diverse e contrastanti...
In una, la notte del 27 novembre 1941 Zoya si infiltrò con due compagni nel villaggio occupato di Petrishchevo, nei dintorni di Mosca. La loro missione era di incendiare le case che davano alloggio ai soldati nazisti (è abbastanza ovvio che avrebbero dato fuoco a tutte le case...).
Questo in ottemperanza all’ordine di terra bruciata dato da stalin, consistente nel bruciare o distruggere tutte le case e gli edifici a fino a 50 km dalla linea del fronte (4).
In un’altra versione, Zoya entrò da sola nell’abitato, mentre i suoi due compagni la aspettavano nascosti fuori dal villaggio, per tagliare le tagliare le linee telefoniche e per incendiare un bersaglio specifico, una grande stalla occupata dai cavalli dei Tedeschi. In entrambi i casi, era dotata di bottigliette di benzina, di fiammiferi, e di una pistola (stranamente, non si parla di cesoie per i cavi telofonici). Nella versione dell’infiltrazione solitaria, sembra che riuscì a tagliare i cavi del telefono, ma l’incendio da lei appiccato alla stalla si spense o venne spento, e non causò i danni voluti. Per questo, lei avrebbe ritentato il colpo la notte successiva...
Nella prima versione, secondo la ricostruzione della autorità sovietiche, la giovane fu catturata da un ufficiale nazista che la incontrò fortuitamente dopo che lei aveva appiccato due incendi.
Nella seconda, sarebbe stata presa prigioniera da un soldato di guardia che aveva notato la luce dei fiammiferi.
Nella terza versione, i nazisti avrebbero catturato subito un esponente del gruppo di partigiani, il quale avrebbe immediatamente tradito i suoi due compagni, ma solo Zoya sarebbe stata catturata la notte dopo... La cosa strana è che la durata della missione di sabotaggio sarebbe stata di due notti e un giorno... evidentemente troppo per un paesino. Ma sembra che esistano dei documenti riguardanti la tentata riabilitazione del traditore, che fu processato e condannato dalle autorità sovietiche. (La riabilitazione del personaggio, in quanto vittima del terrore staliniano, è stata cassata per ovvi motivi).In tutte le versioni, la prigioniera sarebbe stata interrogata (torturata) brutalmente e violentata per una notte, senza dire nulla, tranne il nome di battaglia (cioè “Tanya”), per poi essere impiccata il giorno dopo. L’impiccagione, e la relativa esposizione, era la pena tipica per i partigiani.
Nella mattina del giorno successivo, la popolazione del villaggio fu costretta a adunarsi attorno al patibolo.
La leggenda afferma che dopo essere salita sulla scaletta sotto la forca, Zoya avesse indirizzato alla gente attorno a lei questo discorso: ” Compagni! Perché mi guardate così abbattuti? Siate coraggiosi, combattete, distruggete, bruciate i fascisti! Io non ho paura di morire! È una gran cosa morire per il Popolo!” e rivolgendosi ai soldati tedeschi : “Mi impiccate adesso, ma io non sono sola! Ci sono duecento milioni come me, non potete impiccarci tutti!”.
Esistono 5 immagini della sua esecuzione.
Nella prima la si vede condotta al patibolo, con un cartello appeso al collo. Sul cartello è scritto “Incendiaria” in russo e tedesco, e non mostra segni evidenti di torture. I due soldati a lato, che saranno i suoi boia, sembrano rammaricati.
Nella seconda, di pessima qualità, si trova dietro la forca con i boia a lato. Sulla sinistra si nota una specie di scaletta a cassa per salire fino al cappio.
Nella terza, la giovane pende dalla forca, con le mani apparentemente libere. Sembra che questo indichi una impiccagione lenta, ma il collo è evidentemente spezzato. Inoltre, il nodo è posizionato dalla parte giusta per causare la tipica frattura vertebrale da impiccato (5). E l’altezza della scaletta a casse sembra sufficiente per causare rapidamente la rottura del collo.
La ragazza fu lasciata appesa per qualche settimana. Le fonti affermano che fu presa a colpi di baionetta dopo morta. La altre fotografie furono scattate quando fu deposta a terra.
La quarta mostra il corpo seminudo sulla neve. È evidente che è stata spogliata per mostrarne il petto, sul quale si notano dei segni compatibili con le baionettate.
La quinta è un primo piano del volto.
Le forze sovietiche riconquistarono il villaggio a Gennaio, due mesi dopo la morte di Zoya. I paesani raccontarono ai soldati la storia della partigiana “Tanya”. Il corpo fu riesumato, e le cinque foto furono trovate in tasca a un ufficiale tedesco caduto a Smolensk. Il fratello, Alexandr, la riconobbe dalle fotografie. Un giornalista della “Pravda”, Pyotr Lidov, scrisse nel gennaio 1942 un articolo sulla giovane partigiana, citando come fonte un abitante di Petrishchevo.
A una rilettura più attenta, la “Historia Oficial” è piena di falle.
Militarmente parlando, sembra che la povera Zoya sia stata mandata allo sbaraglio... dei sabotatori, alla seconda missione, inviati in un villaggio presidiato con delle bottigliette piene di benzina in tasca? Non era tatticamente più saggio fornirli di granate incendiarie? E nella seconda versione, il suo superiore avrebbe permesso a Zoya di tornare a incendiare un bersaglio che aveva già attaccato, e che quindi era lecito pensare già “attenzionato” (6)? E la terza versione, che prevede una missione di 36 ore in un’area pericolosa con azioni già dalle prime ore?
La programmazione operativa dell’azione sembra piuttosto carente...
Alcune fonti, successive alla disgregazione dell’URSS, affermano invece che ella fu catturata dai civili russi collaborazionisti, e consegnata da loro ai nazisti, e che un paio di donne la percuotessero sulla via per la forca. Poco patriottico, ma forse comprensibile..., a Novembre, in Russia fa un freddo cane e gli incendiari delle proprie case non piacciono a nessuno. Ma questo un po’ contrasta con il fatto che furono evidentemente i paesani a indicare la sua tomba ai soldati sovietici... se l’avessero consegnata loro, avrebbero avuto tutti i motivi per tacere.
Sulla tortura durante la notte, non è detto che non sia possibile, ma considerando il fatto che lei era evidentemente una operatrice di basso livello, era estremamente improbabile che conoscesse delle informazioni di qualche utilità. Se poi il suo fato era già deciso in base a un ordine dall’alto, torturarla sarebbe stato un atto di pura crudeltà, al di fuori della logica militare. Quindi, se ci fosse stato un ufficiale che lo avesse vietato (7), la giovane non sarebbe stata molestata in alcun modo. La violenza carnale, disgraziatamente, appare più probabile della tortura, diciamo così, istituzionale. La povera Zoya era abbastanza attraente da attirare questo tipo di attenzioni.
Sul discorso patriottico con la corda al collo, la leggenda agiografica si contraddice. Dopo una notte di torture e violenze carnali, Zoya avrebbe avuto la forza di gridare un discorso? E soprattutto, i suoi boia gli avrebbero lasciato il tempo di farlo?
Sembra sommamente improbabile che i soldati gli permettessero di fare un così lungo discorso, quando sarebbe bastato dare un calcio alla scaletta per zittirla definitivamente.
...
Tutta la “Historia Oficial” si basa sulle cinque fotografie di un necrofilo (8). Non sto dicendo che non è mai esistita una giovane partigiana impiccata dai nazisti, ma mi sembra improbabile che fosse quel concentrato assoluto di virtù civiche nella sua vita precedente, e che avesse la possibilità fisica di fare un discorso patriottico con la corda al collo...È molto più probabile che ella abbia gridato solo :”Ci sono duecento milioni come me, non potete impiccarci tutti!” e tanto bastò.
Comunque, sembra che lo stesso baffone fiutasse la vendibilità della storia. Sembra che dicesse testualmente: “La storia di Tanja li farà (i soldati sovietici) muggire come tori!”. Zoya fu sfruttata propagandisticamente in ogni modo. Fu insignita della decorazione di “Eroe dell’Unione Sovietica” alla memoria. A seguito dell’articolo, fu scritta una poesia e un'opera teatrale. Quando la storia si diffuse tra le truppe, molti soldati iniziarono a portare con sé una sua fotografia, come un santino, e altri dipinsero “Per Zoya!” o “Per la partigiana Tanja!” sui propri tank o aerei.
Fu anche stampato un manifesto:
UCCIDETE LA BESTIA FASCISTA! |
Una corpo di donna seminudo, bianco e virginale, con il collo spezzato dalla corda tesa, e un'orribile testa sbavante di belva, metà cinghiale e metà felino, con un cappello da ufficiale nazista e un monocolo...
È evidente che il manifesto è ricalcato sulla fotografia del cadavere della ragazza, con l'aggiunta del l'orco nazista. È addirittura presente la macchia sul seno. Un libro, con la quinta fotografia sulla copertina, venne inoltre diffuso clandestinamente in Europa dai maquis (9) francesi , per denunciare i crimini nazisti nella patria socialista.
Nel 1944, il regista Leo Oskarovič diresse il film “Tanya” nel quale si perpetuava la “Historia Oficial”. Il musicista Shostakovich ne compose la colonna sonora.
STATUA DI ZOYA IN UNA STAZIONE DELLA METROPOLITANA MOSCOVITA |
Dopo la guerra, ci fu un fiorire di statue e commemorazioni. Pittori, scultori, artisti vari la commemorarono con opere loro opere. Navi e addiritura un asteroide furono chiamati con il suo nome.
Le ceneri di Zoya riposano nel cimitero Novodevichy di Mosca, sotto a un piccolo monumento.
IL MAUSOLEOSul luogo della sua esecuzione è stata posto un cippo memoriale. |
(1) il fatto che la sua storia sia stata usata per la propaganda e i fatti magari un po' alterati, non toglie nulla al valore del suo sacrificio personale.
(2) Così i Sovietici chiamavano la II°GM.
(3) Mentre i partigiani in Europa erano qualcosa di spontaneo, in Urss erano organizzati e diretti dallo stato se non dall'esercito, in modo da formare un fronte interno. La differenza tra l’esercito e i partigiani consisteva solo che i partigiani non erano in divisa.
(4) E ovviamente di distruggere tutte le riserve di cibo e qualsiasi cosa potesse servire al nemico.
(5) Secoli di prove hanno dimostrato che, se il nodo è posizionato a sinistra del collo sotto la mascella, il cappio disloca le vertebre in modo opportuno, uccidendo quasi istantaneamente. Se invece è sito a destra o dietro il collo, il cappio strangola lentamente il paziente .
(6) Se lo avesse fatto, sarebbe stato un autentico imbecille. Dato il periodo e l’ideologia, però, è anche probabile.
(7) Bisogna essere obbiettivi. La gran parte dei soldati di qualsiasi esercito non violentano, rubano o torturano i nemici inermi, semplicemente perché gli ufficiali lo vietano. Se i superiori sono indifferenti, o peggio, partecipano o autorizzano, i soldati danno sfogo ai loro peggiori istinti.
(8) Spogliare un cadavere, e tenerne le foto come souvenir mi sembra un po’ malato..
(9) I franch tiralleurs francesi erano di stretta obbedienza sovietica. De Gaulle faticò non poco a riportarli all’ordine.
interessante e terribile
RispondiEliminaps: mancano le note
ahrrghh!
RispondiEliminariparato all'errore.
quando l'ho messo sul blog, ero ubriaco!
Raccontino politicamente corretto e funzionale alla propaganda bellica; ma,come giá notato, militarmente insostenibile.
RispondiEliminaLa (vera) storia potrebbe essere questa:
1- Attacco incendiario di tre o piú inflitrati
2- Uso di "bombe molotov" decisamente meno care e piú facili da costruire; non da maneggiare.
3- Azione non riuscita o parzialmente riuscita con cattura della povera sprovveduta; carente di addestramento in quanto alla seconda azione sul campo.
4- Impiccagione, come da regolamento e "umanamente" corretta, della stessa. Se la avessero voluta torturare il nodo non sarebbe stato in quella posizione.
5- Documentazione fotografica degli eventi, probabilmente per disposizioni precise. Esistono documenti fotografici e filmati delle "operazioni" nei "campi di lavoro"
Il resto, ad iniziare dallo stupro per finire al discorsetto é la parte agiografica utile allo scopo "pubblicitario"
Augusto
Augusto, è una perfetta sintesi.
RispondiEliminaconsiderando poi, che di partigiani e partigiane morte in circostanze peggiori ce ne sono stati tantissimi, ma solo la povera Zoya è stata così santificata... sembra proprio una storia costruita.
Mah, non so.
RispondiEliminaNel senso che i partigiani erano anche, spesso, dei fanatici e facevano anche cazzate militari, eh. Niente di strano che una tizia se ne vada con una bottiglia di benza e i fiammiferi ad incendiare una stalla.
Per quanto riguarda lo stupro, la risposta sull'ufficiale che deve fermarlo e' ni: secondo la convenzione di Ginevra del 1929, il civile in armi puo' non essere preso come POW, quindi non gode di alcuna tutela.
Uriel
infatti, l'azione della povera Zoya, come valore militare, è vicina allo zero.
RispondiEliminada come la vedo io, nessun tribunale militare tedesco dell'epoca avrebbe avviato un qualsiasi procedimento per la violenza carnale su una partigiana... o su una donna russa, dato che erano ufficialmente sub-umani... io pensavo che se ci fosse stato un ordine del genere, sarebbe avvenuto solo perchè un atto del genere avrebbe ripugnato all'ufficiale, come sarebbe ripugnato a un soldato (non tutti i soldati violentano o rubano, se possono farlo)