Il sole già splendeva, mentre i soldati entravano in un altro centro abitato.
Come tutte le cittadine nemiche, era sporca e mal tenuta. Ma questa era un poco diversa. Dagli alberi e dai lampioni penzolavano corpi anneriti. Qua e là per le strade, altri corpi fatti a pezzi. Il ghetto era stato raso al suolo.
I soldati contemplavano tutt'attorno con stupore e paura. Gli ufficiali e i sottufficiali schiumavano di rabbia.
“Siamo arrivati troppo tardi.... maledizione! Mille volte maledizione!”
Il suo cybe, una donna, cercava di calmarlo.
“Signor capitano, Non potevamo fare niente... eravamo troppo lontani.”
L'ufficiale stringeva i pugni.
“Maledetti.... maledetti!”
“Signore, per questi non possiamo fare più niente... proviamo a cercare al ghetto. C'è sempre qualcuno che si salva.”
Nel ghetto trovarono due persone ancora in vita. Uno si era nascosto sotto un mucchio di cadaveri ed era impazzito. Quando i soldati lo tirarono fuori, credeva che fossero angeli. L'altra era una donna dentro al pozzo nero. Stringeva al seno un bambino morto, e non riuscirono a toglierlo dalle mani.
A questa vista, un soldato iniziò a correre verso le case del villaggio.
Il sottufficiale lo bloccò.
“Fermo! Che fai?”
“Voglio ucciderli! TUTTI! Con le mie mani!”
Il cybe gli tolse l'automatico dalle mani e gli diede un pestone sull'elmo.
“Basta! Tu, non farai niente!”
Il soldato, un ventenne, scoppiò a piangere.
“E loro? Loro non pagheranno?”
“Sta sicuro che la pagheranno...”
I militari avevano i nervi a fior di pelle.
In quel mentre, si vide una figura che usciva dal villaggio.
Agitava uno straccio bianco e urlava.
“CARRETTA! CARRETTA!”
Il capitano riconobbe la parola d'ordine e impedì che lo uccidessero.
Lo controllarono, e lo lasciarono arrivare al capitano.
“Che è successo?”
“SONO PAZZI! PAZZI!”
Il residente del servizio segreto era sconvolto.
“È venuto una specie di predicatore della peggior specie e gli ha detto che si sarebbero guadagnati il paradiso soltanto uccidendo gli infedeli... sono pazzi! Hanno cominciato a uccidere i loro servi, quelli che conoscevano da anni! Poi sono entrati nel ghetto! PAZZI! Si sono pure uccisi tra di loro!”
“È possibile che ci sia qualcuno dei nostri vivo?”
“Ne ho nascosto un paio a casa mia... ma ho paura che non ce ne siano altri.”
“E il predicatore?”
“È fuggito prima che arrivaste”
“Le darò una scorta armata. Recupereremo quelle persone e la sua famiglia. E ce ne andremo. Questo posto è diventato sacer.”
E ordinò ai suoi uomini:
“Recuperate più corpi possibili. Non ne deve rimanere nessuno. E registrate! Registrate quando li trovate e quando gli recuperate! Più immagini abbiamo, meglio è!”
I soldati inserirono i filtri delle maschere antigas e iniziarono il triste compito. I corpi vennero ammucchiati sui mezzi, che non bastavano. Furono costretti a chiamare altri camion e degli elicotteri da trasporto.
….
I soldati si allontanarono di 3 km, formando un cerchio attorno all'abitato.
Arrivarono aerei cargo che circolarono sopra il paese, sganciando centinaia di piccoli oggetti, senza toccare la zona urbana. Sulle strade, tank del genio piazzarono campi minati.
Una specie di cordone sanitario, di acciaio e esplosivi, venne steso attorno alla cittadina.
Nel frattempo, i resti delle persone linciate venivano riposti ordinatamente sul terreno del campo trincerato ed esaminati, per ricavare qualche dato d'identità e raccogliere dati genetici. Un sacerdote benediva ogni salma. A un certo numero fu fatta l'autopsia, che confermò i brutali pestaggi e che alcuni erano stati arsi vivi.
I droni svolazzanti non notarono nessun movimento nelle strade del villaggio, ma tutti sapevano che dentro le case, c’erano occhi ansiosi .
Il mattino dopo, successe qualcosa.
Una figura uscì da una casa, e si incamminò verso una coltivazione. Era chiaramente visibile ai soldati, ma gli ufficiali vietarono di sparargli addosso.
Il nemico prese dei attrezzi da un capanno, e entrò in un campo. Dopo quattro passi, saltò in aria. Tra i soldati, qualcuno sghignazzò. Si sentirono delle urla lontane. L'esplosione sembrò agitare un po' il villaggio. Altre figure si mossero. Dall'esterno assistevano. Due nemici cercarono di portare soccorso a quello a terra. Saltarono in aria entrambi. Nel villaggio, le strade erano percorse di figure che si muovevano avanti e indietro.
Il sottufficiale commentò ironico.
“Sembra che si siano accorti di essere in gabbia.”
Verso le 10, il campo militare fu invaso da giornalisti e troupe televisive accompagnato da un giovane colonnello addetto alle P.R.. Il portavoce mostrò ai giornalisti quell'obitorio a cielo aperto (il lezzo era terribile) e gli fece visionare le riprese dei soldati.
Alle 12.00 ci fu una conferenza stampa, su un palchetto vista carnaio (i giornalisti non avevano fame).
L'ufficiale aveva una voce gradevole, gentile. Lesse un comunicato:” I nemici presenti nel villaggio di *** *** hanno commesso un atto di barbarie contro l'umanità, istigati da un predicatore, probabilmente *** ***, noto per il suo estremismo. Le vittime recuperate sono 207, 35 minorenni, 98 uomini e 74 donne, di diverse età. Ci sono 4 sopravvissuti, 2 incolumi, e 2 attualmente ospedalizzati. Da quanto ricavato dalle testimonianze e dai rilievi autoptici,l'incidente è avvenuto il giorno 5, nel quale, dopo la funzione del venerdì,i nemici hanno iniziato a linciare i cittadini della Repubblica. Successivamente, è stato incendiato, il quartiere dove abitavano. Sembra che durante la funzione, il soggetto *** *** abbia assicurato il paradiso solo se si uccidevano “i figli delle scimmie e dei porci.” “
Il colonnello si interruppe e bevve un bicchiere d'acqua.
“L'incidente è stato segnalato al comando dell'Armata alle ore 19.00 , circa un’ora dopo il suo inizio. Di conseguenza, l'Armata ha applicato una piccola variazione al piano di avanzata in questa zona, e le prime avanguardie sono giunte al villaggio alle ore 9.30. Sono stati trovati i corpi e effettuate le riprese che avete visto.”
Un'altra pausa.
“Per questi motivi, il villaggio e i nemici che lo occupano, sono stati dichiarati sacer.”
I giornalisti lo fissarono stupefatti. Cosa intendeva dire ?
Il portavoce intuì il loro imbarazzo.
“Il significato del termine è spiegato nell'opuscolo che vi è stato fornito”
I giornalisti lessero quello che era scritto sul pezzo di carta.
Mano a mano che comprendevano, cominciarono a scambiarsi sguardi dubbiosi.
“Potete iniziare con le vostre domande.”
Una donna in seconda fila alzò la mano.
“Questo... documento... afferma che il sacer può essere ucciso senza processo e immediatamente?”
“Si, è così.”
“Se è vero quello che dice, perché il villaggio non è stato occupato?”
“Non è necessario occupare, per distruggere.”
La donna ammutolì.
Un altro si alzò.
“Cosa intende per distruggere?”
“Intendo dire “distruggere”, alla lettera”
I giornalisti rimasero in silenzio, mentre si interrogavano con lo sguardo.
Quello in piedi riprese.
“Ci sta dicendo che distruggerete il villaggio?”
“Esatto”
“Ma.... saranno uccisi degli innocenti!”
“I crimini di questo tipo implicano una responsabilità collettiva. Non sono stati 5 nemici a uccidere 207 persone. È molto probabile che sia stata l'intera popolazione di fecondatori.”
“Ci sono degli innocenti!”
“Se lei ci desse un metodo per dividere i colpevoli dagli innocenti, potremmo provare a usarlo. Ma noi ci raffrontiamo con la realtà, e questo metodo non esiste. Voi siete qua per far sapere al nemico che non gli permetteremo atti come questi.”
“Per rispondere a un crimine, voi ne compite uno peggiore!”
“Peggiore? È opinabile. È un crimine migliore tenere in schiavitù?”(Il voce del colonnello aveva preso un tono aggressivo.) “È un crimine migliore dividere la popolazione in dominatori e oggetti senza diritti?”
I giornalisti tacevano.
“Visto che non ci sono altre domande, la conferenza è finita. Il villaggio sarà distrutto tra 35 minuti. Vi preghiamo di prepararvi per le vostre riprese.”
“Le riprese?? Volete che riprendiamo quello che farete?”
Chiese un giornalista di Al Jazera.
“Certo. Quello che accadrà oggi, sarà un monito per domani.
Non possiamo permettervi di non sapere quale è la conseguenza di questi atti.”
Affermò l'ufficiale fissandolo.
“E confidiamo che direte la verità... se no, dovremmo regolarci di conseguenza.”
Concluse in tono neutro, ma con uno sguardo omicida.
Il giornalista di Al Jazera si sentì raggelare. Ciò nonostante, riprese:
““Non capisco... non capisco perché ci facciate vedere tutto questo.”
“Perché lo diciate. Perché lo facciate sapere.”
“Non farà che aumentare l'odio verso di voi.”
“Aumentare? L'odio esisteva già. Quello che aumenterà sarà la paura.”
“La paura?”
“Noi vogliamo che ve ne andiate dalla nostra terra. Tutto qui.”
“Non è col genocidio che ...”
“Genocidio?”
Lo interruppe il colonnello.
“Quale genocidio? Credete che per noi sia impossibile distruggere due miliardi di voi?”
Il giornalista sentì la cifra, ma non la comprese. Sentì anche la differenziazione, ma li parve assolutamente naturale.
“Per fare un genocidio, occorrono tre condizioni:”
Disse il portavoce, alzando le mani e iniziando a contare con l'indice sinistro sulle dita della destra, assumendo l'aria di un professore di fronte a un alunno stupido.
“La possibilità”
Pollice.
“I mezzi”
Indice.
“La più importante, la VOLONTA'”
Medio.
“In questo conflitto, esistono le prime due condizioni, ma, oggi, non vogliamo sterminarvi.”
Mentre l'ufficiale parlava, l'indice sinistro continuava a percorrere le dita della destra, come in un tic.
4,5- 1,2,3,4,5- 1,2,3,4,5.
Il giornalista era allibito. Lo stava insultando?
Si scosse.
“E le nostre migliaia di vittime civili?! E' genocidio!” Affermò.
“Chiunque non sia un imbecille ha capito che potrebbero le vostre vittime potrebbero essere milioni se cominciassimo a usare tutto il nostro potenziale...i non armati muoiono perché sono vicini agli armati... e tutti hanno notato che, chi scappa, noi non lo molestiamo.”
“Chi scappa?”
“Le navi dirette al sud sono lasciate in pace dalla nostra marina... le colonne di profughi che salgono verso il nord sono sorvolate dall'aviazione, ma nessuno gli spara contro...”
“Cosa ... cosa vuole dire?
“Semplice. A noi, voi non servite. Né vivi, né morti. I vivi camminano, i morti no. Così, vi lasciamo sempre una via di fuga.”
Il giornalista di Al Jazera sentì ancora più freddo.E si accorse che i suoi colleghi gli facevano il vuoto attorno.
Per le telecamere, era stato preparato uno spiazzo con un'ottima vista sul villaggio. Si prepararono le telecamere e gli teleobiettivi.
All'una meno un quarto, arrivarono sull'obbiettivo i proiettili dell'artiglieria.
Dopo.
La maggior parte dei giornalisti se ne erano andati. In un eccesso di generosità (?), il comando aveva fornito loro anche le riprese dei droni di sorveglianza durante e immediatamente dopo il bombardamento.
Alcuni giornalisti si erano rifiutati di “fare propaganda” ed erano diventati immediatamente “persone non grate” con conseguente allontanamento e espulsione dal territorio nazionale. A certi, in un eccesso di precauzione, furono messe le manette. Tra questi, il giornalista di Al jazera.
Nel campo ferveva una certa attività. I soldati avevano scavato 207 fosse, e ci avevano depositato i poveri resti. Dopo averle ricoperte, avevano piazzato dei cippi per poter eventualmente mettere dei nomi.
Altri soldati stavano montando una specie di palizzata di concertine, alta tre metri. Una giornalista chiese al capitano:
“Cosa è quel reticolato?”
“Serve a delimitare il campo minato, e girerà tutt'attorno al villaggio”
“Per 10 chilometri?”
“Si.”
Appeso al filo spinato, c'era un cartello.
La giornalista si avvicinò e scattò qualche foto. Il cartello era diverso da tutti gli altri che aveva visto. Rappresentava un teschio visto a tre quarti con un charu infisso nell'osso frontale.
“E quel cartello?”
“Non entrare... o sarebbe più giusto, luogo Tabù”
“Come?”
“Quel posto è guasto”
La donna non chiese altro, ma fissò l'ufficiale come se fosse impazzito.
“La palizzata non avrà aperture o cancelli. Nessuno andrà a camminare tra quelle macerie.”
….
I militi stavano smontando il campo. Il soldato che “voleva ucciderli tutti” contemplava le fiamme e la colonna di fumo .
Il sergente gli si avvicinò.
“Come si sente?”
Il giovane si riscosse.
“Non lo so, Signora.”
“Io sono sicura che se lei avesse fatto quello che diceva, adesso si sentirebbe malissimo.”
“Forse è vero. Ma così... mi sembra che manchi qualcosa”
“Cosa?”
“La giustizia”
“La giustizia... Avremmo dovuto andare lì, arrestare tutto il paese e mettere su un bel tribunale... questo vuole dire?
Il milite annuì.
“ Una volta qualcuno disse che “la giustizia è la legittimazione della violenza”... Il fatto è, che per loro, quello era un atto legittimo, giustificato dallo spacciatore di cazzate religiose. Un nostro tribunale per una cosa del genere, con le sue belle teorie... con 6 soli testimoni di accusa, poi! Ci saremmo incartati da soli... gli avvocati gli avrebbero fatti liberare tutti, perché alla fine sarebbe stato impossibile sapere chi ha ucciso chi...”
“Ma...”
“Questo è un mondo imperfetto. In un mondo perfetto, queste cose non accadono. Dobbiamo trovare dei sistemi imperfetti per risolvere grandi problemi...e abbiamo fretta”
Affermò la donna, lapidaria.
Poi sorrise al giovane soldato.
“La nostra cultura è strana, figliolo... Se io le avrei permesso di uccidere in quell'accesso di rabbia, dopo lei si sarebbe sentito in colpa … dipende da come è stato educato. Per quelli lì,” Disse fissando le rovine “ Una cosa del genere non gli dà nessun problema... avrebbero continuato a vivere nello stesso modo.
Si è mai chiesto perché ci sono quelle come me, e perché non vi ordiniamo di uccidere e maltrattare i nemici non armati?”
“Ehm... nossignore.”
“Semplice. Non vogliamo mettervi nella condizione di odiare voi stessi, rovinandovi la vita.”
Descrizione del termine Sacer.
Sacer: termine latino che indica qualcosa consacrato agli dei. (sacro).
Homo sacer : termine latino che indicava una persona consacrata agli dei in senso negativo, cioè in modo che chiunque poteva ucciderla senza venire perseguito dalle leggi contro l'omicidio. Questo in risposta a crimini che infrangevano il rapporto tra gli dei e gli uomini.
Nel codice di guerra la parola Sacer è usata per indicare persone o gruppi di persone che hanno commesso tali crimini da dover essere abbattuti immediatamente appena riconosciuti.
interessante devo dire che apre la strada ad una stimolante panoramica sull'etica delle culture e sulla sostenibilità della deriva etica.
RispondiEliminaanche se tu sei il cancro io sono la cura mi ricorda Stallone,Cobra mi pare
oddio, non esageriamo...
RispondiEliminail sottoscritto è un tecnico, e pensa da tecnico. bisogna parlare linguaggio comprensibili, ed evitare problemi morali ai propri operatori. un tipo di rappresaglia del genere è meno personale (e quindi implica meno sensi di colpa) e più efficace di una cosa alla nazi...
Non so perchè (o forse lo so ma ho paura ad ammettere di averlo capito) ho dato a questo episodio una collocazione ben precisa. Che stavolta, a differenza di un tuo racconto/sceneggiatura precedente, non mi ricorda il Medio Oriente... Un qualcosa di un po' più terrificante.
RispondiEliminaRaccconto terrficante ma grandioso! Hai cercato qualche editore?
ahr ahr ahr!
RispondiEliminahai buon fiuto vecchio mio!
tanto per spiegarti, è una reconquista che parte da un'isola e finisce contro le montagne...
no, non ho cercato un editore, dato che non ho ancora finito (ahimè) e mi sembra anche troppo radicale... immaginati cosa nel direbbe un coglione a caso, che so glad lerner...
"parte da un'isola e finisce contro le montagne"
RispondiEliminanon affero la citazione, mi manca qualche riferimento, India forse?...
Non male, un po' troppo brutale e radicale, e giusto un paio di congiuntivi da correggere
india, ahr ahr ahr !
RispondiEliminabeh, io sono radicale... vedrai i prossimi!
ahh che dolore! il congiuntivo scappa sempre!
"vedrai i prossimi"
RispondiEliminali leggerò con piacere, come gli altri del resto.
Oggi sono un po' più lucido di ieri e dopo la tua risata
capisco che forse ti riferivi ad un paese un po' più vicino, diciamo.
Anche se viste le prospettive future non é che avessi sbagliato di molto.