Il
soldato camminava piano nel passaggio buio. L'aria nel vagone era
densa di vecchio fumo di sigaretta, odore di corpi e vestiti poco
lavati, tanfo di stivali messi a asciugare. Attorno a lui, il russare
di chi dormiva sovrastava quasi lo sferragliare del treno.
Arrivato a
un certo punto, accese un fiammifero e tirò una tendina. Guardò
dentro alla cuccetta, poi soffiò sulla fiamma spegnendola. Fissò il
Fedorov alla rastrelliera, e cominciò a spogliarsi. Si sfibbiò
l'elmetto, si tolse le bandoliere, che ammucchiò nel copricapo
metallico, allentò il cinturone e levò la corazzetta, si tolse il
camisaccio blu e la tel'njaška
.
Cavò gli alti stivali e si sfilò le braghe. Nella penombra, le sue
forme erano stranamente morbide. Mise tutte le sue cose in uno
stipetto li vicino. Tirò di nuovo la tendina. L'occupante della
cuccetta dormiva della grossa.
La
figura sussurrò:” Spostati culone! Fammi spazio!” L'occupante
aprì gli occhi “...Che minchia … succede...” borbottò semi
addormentato. L'altro si sdraiò accanto senza badargli.
“mmff...
sei Fekla?”
“Conosci qualcun'altra che verrebbe a
dormire con te?”
Un
grugnito fece da risposta. L'uomo semi addormentato le strinse un
seno con la mano, e gli cercò le labbra. La donna rispose al bacio.
“Adesso
io sono stanca, e tu stai dormendo. Pensiamoci dopo”
“mmff..
perchè si dorme assieme, se niente fichi fichi ughi ughi?... sei
cattiva...”
“Ssst!
Dormi!” rise la ragazza, raccogliendosi nelle braccia dell'uomo.
….
L'uomo
si svegliò con il solito alzabandiera mattutino. Il corpo della
donna lo spingeva verso la parete del piccolo vano. Diede un'occhiata
al quadrante fosforescente dell'orologio appeso. Mancava mezz'ora a
quando si sarebbe dovuto alzare.
Mezz'ora, ottimo! Fekla era lì, il
pacchetto di gommoni anche, si poteva espletare. Tolse le lunghe
mutande di lana alla ragazza, inguantò il ferro del mestiere, e
iniziò a sondare territori conosciuti, ma sempre attraenti. Fekla
aprì un occhio e fissò con aria dubbiosa la sagoma oscura che la
sovrastava.
“Chi
è?” sussurrò con tono di chi risponde al campanello della porta.
“Sono
me!” rispose ringalluzzito l'uomo.
“Te,
chi?” gli fece il verso la ragazza, mentre lo abbracciava.
“Quel
pistola che ti sei sposato, scema!”
“Ahh...
hhh... che fesso che sei stato!” e gli schiaffò la lingua in
bocca.
Il
tremolio del treno li aiutava non poco a giungere a una soluzione
condivisa e soddisfacente. Al momento topico, la donna lo strinse tra
le gambe e inarcò la schiena. L'uomo stava producendosi in una
discreta imitazione di vaporiera, mentre la donna gemeva
sommessamente. Si rilassarono, l'uomo sembrando ancora di più una
locomotiva quando scarica la pressione.
La
ragazza sentì che appoggiava la guancia pungente alla sua, e sorrise
appagata. Era così difficile trovare felicità in quella vita!
Lui
non era immerso in pensieri così aulici... si limitava a respirare
l'odore della sua donna, e con la mano gli accarezzò la testa
rasata. Fekla gli baciò le dita.“è cosi buio qua dentro...”
osservò “Come facevi a essere sicuro che ero io?”
“La
puzza dei tuoi calzettoni è inconfondibile”
“eehh??
brutto schifoso ...” e cominciarono a lottare.
I
tonfi del loro combattimento scherzoso svegliarono i vicini più del
rumore del coito precedente.
Si
sentirono dei mugugni.
“Basta,
cazzo! Piantatela!” Stridette una voce femminile.
L'uomo
e la donna si fermarono. Ridacchiarono con le bocche vicinissime,
mentre i loro respiri si mischiavano. L'uomo sguantò il pezzo e
chiuse la patta delle mutande.
“Devo
prepararmi, Fe'”
“si,
Tesoro”. E la ragazza si spostò verso la parete.
L'uomo
scese dal cubicolo e cominciò al contrario l'operazione fatta ore
prima dalla soldatessa.
Invece
dell'elmetto (che fissò alla cinta), si mise in testa un berretto da
marinaio.
La
sua donna lo fissava dalla tendina alzata. Gli porse l'orologio da
taschino con le cifre lucenti.
“grazie
Fe'”
“Prego”
rispose la ragazza e lo prese per il collo, attirandolo a sé. Le
bocche si unirono in un bacio lunghissimo... c'era ancora un po' di
tempo.
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