Il
Barbecue andava bene. Il sergente si allontanò dai allegri soldati,
dagli allegri canti. Aveva voglia di stare solo. Con
una bottiglia in mano, si avviò verso la riva. Si sedette quasi sul
bagnasciuga. Laggiù , le voci e le risate arrivano attenuate,
ovattate.
Rimase
a fissare le onde del mare, senza un pensiero al mondo. Il mormorio
lo cullava, rilassante.
Ad
un tratto, scoprì seduto accanto a lui un soldato. Il ragazzo,
perché era una persona molto giovane, a malapena di diciotto anni,
non parlava, soltanto guardava l'incessante rotolare della onde.
Blackjack
ebbe la sconcertante impressione di averlo disturbato, e se ne sentì
quasi imbarazzato.
Per
riparare, pensò di offrigli un sorso di birra.
“Scusa,
figliolo...” esordì, porgendoli la bottiglia.
Il
giovane si voltò, e lo scrutò in faccia.
“Vuoi
un sorso?”
Alla
domanda rispose con un gran sorriso, e fece gentilmente un gesto di
diniego.
C'era
qualcosa di strano, di diverso, in lui. Non aveva i capelli rasati, e
indossava dei pantaloncini corti. Ai piedi, aveva degli scarponi
bassi di vecchia fattura, con dei calzettoni rincalzati. Cosa ancora
più strana, non aveva neanche un tatuaggio.
Riprese
a guardare il mare.
Il
sergente sentiva un incomprensibile bisogno di comunicare, stabilire
un rapporto.
“È
bello qua... ci si sente in pace.”
Il
giovane annuì.
“Ho
sempre amato il mare... quando potevo ci andavo sempre con mia
moglie... io abitavo a ***, sai?”
Il
giovane sorrise di nuovo.
Blackjack
si domandò tra se e sé. Che diavolo stava facendo? Non parlava mai
della sua vita prima del Passaggio coi soldati... Gli sembrava che
fosse necessario giustificarsi con questo sconosciuto.
Il
giovane alzò un braccio e indicò alla loro sinistra.
Il
sergente seguì il gesto.
“Là?
È dove sono sbarcati gli invasori... un secolo fa.”
Il
compagno annuì di nuovo. Spostò il braccio dall'altra parte e puntò
il dito verso un punto preciso dell'entroterra.
“Cosa
c'è lì?” chiese il sottufficiale.
Il
giovane non rispose. Si alzò agilmente, e fece un gesto cameratesco
di saluto.
Senza
una parola, si incamminò verso quel punto, con le mani in tasca,
senza voltarsi.
Il
sergente non si mosse. Tutto gli pareva perfettamente logico e
razionale.
Quasi
senza accorgersene, scivolò nel sonno.
…
Blackjack
si sentiva bene, immensamente bene, immerso in un profumo che sapeva
di dolcezza e amore.
Aprì
gli occhi e vide il viso di sua moglie. Non ne era né stupito né
meravigliato.
“Valeria”
Si
accorse tenere la testa sulle sue ginocchia, e di essere in tenuta da
combattimento.
“Valeria!”
“Si,
Mao, sono io”
Si
levò a mezzo e si tolse l'elmo e il mefisto. Sapeva che era un
sogno, ma non voleva toccarla con le cose della guerra.
Ri
appoggiò il capo sulle sue gambe. Lei iniziò a accarezzargli il
volto con le dita, a tocchi leggeri, amorevoli.
“Valeria...
quanto mi manchi.”
“Lo
so, tesoro. Anche tu.”
“Val...
sto per morire? Non mi importa, se starò con te.”
Lei
ridacchiò alla sua maniera solita .
“No,
no, scemone... “ sorrise “... hai ancora da fare, dalla tua
parte... Anzi, potrai fare qualcosa per quel povero ragazzo...”
“Quel
ragazzo?...”
“Si.
Lui ti ha indicato dove. Cercalo!”
Disse,
e gli diede un bacio leggero sulla guancia.
La
sensazione del tocco lo accompagnò per un tempo indefinito...
Le
strida dei gabbiani lo svegliarono. Blackjack
aprì gli occhi e si trovò quasi con i piedi a mollo. Masticando, si
passò una mano sulla faccia e guardò l'orologio. Le sette. Aveva
dormito all'addiaccio, e all'umido.
La
consapevolezza dell'avvenuto lo colpì come una mazzata. Si alzò in
piedi di scatto. Con passo quasi furioso, percorse la distanza che lo
separava dal luogo che gli era stato indicato.
Quando
fu arrivato, esaminò il sito. Una zona erbosa, qualche albero,
sassi, niente.
Tornò
all'accampamento. I soldati che incontrava erano intimoriti dalla sua
espressione. Il Tenente, che si stava lavando i denti, lo vide
passare, e si stupì del fatto che non la salutasse come faceva
sempre.
Il
sergente prese un rilevatore di metalli, una vanghetta e tornò
indietro.
L'Ufficiale
lo vide allontanarsi. Finì le sue faccende, e chiese ai soldati che
incontrava.
“Ma
che sta facendo il sergente ?”
Tutti
risposero alzando le spalle. Così , la giovane donna si mise a
seguirlo.
Giunto
sul posto, Blackjack
attivò il rilevatore e cominciò a battere la zona. Arrivò il suo
superiore.
“Sergente,
che sta facendo?”
Alla
voce conosciuta, il sottufficiale si riscosse.
“Ah,
buongiorno, Tenente!... se glielo dico, mi prende per matto.”
Rispose,
e continuò a cercare.
“Che
lei sia matto, lo so da un pezzo. Che succede?”
“Sto
cercando... che cosa, lo saprò quando la troverò”
Apparentemente
soddisfatta della risposta, la donna lo osservò mentre monitorava il
terreno.
“BEEP!!
BEEP!”
Lo
strumento iniziò a strillare. La donna si avvicinò e controllò lo
schermo assieme al sergente.
“Cos'è?”
“Metallo...”
“Una
mina?”
“È
troppo in profondità... vede, qua dice più di un metro e mezzo...”
Blackjack
mise una pietra chiara sul rilevamento, e iniziò a camminare a
spirale, partendo dal riferimento. La macchina frignò altre due
volte, e il sergente posò altre due pietre.
Il
Tenente aveva una espressione che era identica a un punto
interrogativo. Il sottufficiale scrutava sconsolato la vanghetta che
si era portato dietro.
“Troppo
poco... Mia Signora, può restare qua un attimo, che vado a prendere
una pala?”
“Un
momento... non è il caso di chiamare gli artificieri?”
“Non
credo... si guardi attorno. Non c'è un sentiero... qui siamo lontani
da tutto... un IDDA sepolta a due metri dovrebbe coprire perlomeno in
un passaggio obbligato...”
Il
discorso era sensato. Il Tenente attese mentre il Sergente andava e
tornava dal campo. Alcuni soldati, spinti dall'istinto che porta i
cani a rincorrere le automobili, lo seguirono. Blackjack
cominciò a intaccare il terreno, indifferente. I suoi arti
potenziati lo facevano scavare più velocemente di un uomo normale.
Gli si formò un capannello attorno. La curiosità era frenata dai
gesti dell'Ufficiale.
Scavava
sul primo rilevamento. Ogni tanto si fermava e controllava la
profondità col lo strumento. A un certo punto, si inginocchiò e
cominciò a grattare con le mani. Emerse qualcosa di convesso.
Si
alzò un brusio interrogativo.
Con
attenzione, il sottufficiale lo liberò dal terreno e lo sollevò per
farlo vedere.
Era
una specie di elmetto, con uno squarcio su un lato.
Uno
dei soldati mostrò grande sorpresa.
“Questa
poi!... Sergente , me lo fa vedere?”
Il
sottufficiale glielo porse.
Il
milite lo prese e cominciò a guardarlo da tutte le angolature.
“Pensa
te! È incredibile!...” Esclamò.
Resosi
conto che tutti lo fissavano , si schiarì la voce e spiegò.
“Ehm...
si tratta di un elmetto del Regio esercito... è vecchio di più di
cento anni. Vediamo...”
Sfregò
la parte anteriore. Apparve un simbolo sbiadito.
“C'è
l'ancora... questo è un elmetto della Decima Mas. Hanno giusto
combattuto da queste parti.”
Il
Tenente guardò sbalordita Blackjack .
“Non
è ancora finita” Rispose lui alla muta domanda.
Ricominciò
a scavare. Apparvero delle ossa, brandelli di stoffa, e altri rottami
metallici.
Lentamente,
fu portato alla luce uno scheletro completo. Nel teschio, una
piastrina.
Il
sergente la prese e cercò di leggerla.
La
giovane donna adesso voleva delle risposte.
“Come
faceva a sapere che era qua?”
“L'ho
sognato...” rispose intontito il sottufficiale.
“L'ha
CHE?”
“No,
non proprio, ci ho parlato, ma lui non rispondeva, poi ho sognato mia
moglie che...”
Alla
parola “moglie” il Tenente scattò come una molla.
“NO,
BASTA. Non voglio sapere più niente!... e adesso che facciamo?”
“Credo
che bisogna chiamare il Pater... e , Ragazzi, voglio dei volontari
per un plotone d'onore.”
“Perché,
Sergente?” Domandò un soldato dal pelo rosso.
“Lui
era uno come noi... ha combattuto, e ed è morto, per proteggere la
sua gente, come facciamo noi. Credo sia giusto trattarlo come
tratteremmo uno dei nostri.”
Alcuni
soldati abbassarono lo sguardo, e tornarono al campo.
“Credo
che debba vestirmi anche io. Ragazzi, aspettate qua e non toccate
niente.”
...
Il
Pater e il Bonzo si erano sfidati a una gara all'ultimo bicchiere.
Informato dell'avvenimento, il Pater si era costretto a ingoiare due
litri di caffè. Il Bonzo, nonostante tutto, reggeva meglio l'alcol.
Il Tenente e il Sottufficiale si misero in alta uniforme, come altri
dieci soldati. Arrivati alla tomba, il Pater salmodiò in latino, e
benedisse la fossa. Poi, aiutato dal Bonzo, mise le ossa, con immensa
attenzione, in una cassetta di legno. Silenziosi, alzarono la cassa e
la porsero a Blackjack. Il Sergente guardò i soldati.
“Soldati,
costui era un nostro fratello. È morto combattendo, ed è rimasto
qui, solo. Ora che l'abbiamo trovato, possiamo riportarlo a casa. Non
è più Solo.”
Il
Tenente ruggì: “PLOTONE D'ONORE... ATTÈ!!”
I
soldati scattarono sull'attenti.
Il
sottufficiale si incamminò passando davanti a loro.
“PLOTONE,
FIANCO DEX... DESX!”
Tru-ump.
“AVANTI
MARSH!”
Qualche
settimana dopo, un seconda linea fece una ricostruzione facciale
virtuale del viso del caduto, partendo dal teschio. Quando la vide,
Blackjack riconobbe, con un brivido, il giovane che aveva
incontrato. Le ceneri furono poste nel sacrario di ***, e la
ricostruzione fu messa nella bacheca del reparto, sotto la dicitura
“Ignoto. Aggregato dalla X° MAS. Caduto nel 1944”.
Una sola parola: Magistrale
RispondiEliminaHa veramente un qualcosa in più dei precedenti della serie.
troppo buono...
Eliminapenso che i complimenti se esagerati perdano di valore,è molto buono,tocca le corde giuste
RispondiEliminagrazie.
EliminaE' molto anacronistico. Quando gli invasori europei sionisti vennero dal mare i palestinesi non avevano certo rilevatori di metalli. Anche i nomi sono sbagliati.
RispondiEliminaVoto 2 :-)
leggi di nuovo, ciccio. magari capisci qualcosa.
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