quinta puntata della storia del Napoleone nero
Il grande pericolo.
Re Zwide si rendeva perfettamente conto della pericolosità di Shaka, e mandò un esercito di diecimila guerrieri, sotto il comando di uno dei suoi figli, Nomahlanjana, a schiacciare quel pericoloso nido di vespe.
Avvertito dell'invasione, Shaka aveva evacuato i civili e il bestiame dai villaggi e gli aveva raccolti in una foresta nella parte meridionale del suo territorio, con un reggimento come scorta.
Coi restanti quattro reggimenti si era posizionato sulla collina Qokli, sulla quale aveva concentrato grandi riserve di cibo, acqua e legna da ardere. La collina era a sud, molto vicina al confine, il fiume Umfolozi. Delle piccole forze d'arresto erano attestate sui pochi guadi. L'esercito Ndwandwe arrivò in vista del fiume nell'aprile 1818.
Durante il giorno, gli invasori cercarono di oltrepassare il corso d'acqua, ma la corrente tumultuosa e i presidi Zulu glielo impedirono. Durante la notte, il calare del livello del fiume permise il passaggio, e l'esercito Ndwandwe riuscì a sopraffare i difensori. Al mattino, l'intero forza d’invasione aveva oltrepassato il fiume. Fu avvistata un mandria che veniva condotta su un'altura distante. Il comandante Ndwandwe inviò duemila guerrieri a catturarla, mentre i restanti ottomila circondavano la collina Qokli.
I quattromila guerrieri Zulu erano disposti in un cerchio profondo cinque linee, sulla piatta sommità della collina. Shaka era seduto su un trono dietro al centro dello schieramento. Credendo che solo mille e cinquecento Zulu presidiassero il plateau, Nomahlanjana inviò metà della sua forza all'assalto. Mentre salivano, i guerrieri Ndwandwe si raggrupparono involontariamente in modo tale che non riuscirono più a scagliare le lance. Approfittando del momento favorevole, Shaka ordinò alle prime due linee di attaccare. I nemici ammassati furono massacrati. Dopo dieci minuti di stermino, Nomahlanjana ordinò il ripiegamento.
Dopo essere scesi dalla collina,I guerrieri Ndwandwe superstiti riformarono due linee, si riavvicinarono al nemico e iniziarono a lanciare le assengai (30). Quando ai nemici rimase da tirare una sola lancia, Shaka fece partire alla carica le due linee avanzate. Dopo pochi minuti, la prima fila Ndwandwe era stata annientata, e i superstiti si ritirarono.
Per il terzo attacco, Nomahlanjana ordinò alla prima parte dello schieramento di serrare il nemico da vicino senza lanciare le assengai, mentre la seconda avrebbe effettuato fuoco di copertura. Shaka attaccò ancora prima che iniziasse la copertura, e l'impeto della carica spinse la prima e la seconda fila Ndwandwe nella terza, riproducendo la mancanza di spazio del primo attacco.
Anche questa volta gli Ndwandwe si ritirarono.
Ostinatamente, Nomahlanjana mandò i suoi guerrieri all'attacco per la quarta volta, con l'ordine di ritirarsi al primo contatto con gli scudi dietro le spalle, in modo di attirare i nemici in trappola. Alcuni guerrieri Zulu scesero fino alle pendici della collina, ma resosi conto dell'imboscata, risalirono tenendosi in formazione, evitando di essere annientati. I guerrieri Ndwandwe risalirono ancora la collina, trovandosi di fronte il rinnovato fronte Zulu.
Per l'ennesima volta Nomahlanjana ordinò la ritirata. Sulla collina, sembrava che gli Zulu fossero al limite del collasso. Restavano intatte due file di guerrieri, seicento in tutto.
Si era ormai arrivati al mezzogiorno, e il caldo era terribile. Gli Zulu non soffrivano la sete, per merito delle loro riserve, mentre molti Ndwandwe si recarono al fiume per rifornirsi d’acqua.
Per questo assalto, Nomahlanjana fece formare una lunga colonna di guerrieri, formata da settanta gruppi di venti uomini, diretta al centro dello schieramento nemico. Credendo che fosse lo scontro conclusivo, Nomahlanjana si accodò nella parte finale della colonna.
Vedendo il nemico salire, e avvertito da segnali di fumo che la colonna nemica distaccata stava tornando, Shaka usò le sue truppe di riserva. Un gruppo di cinquecento guerrieri fu nascosto dietro una cresta alla destra della colonna avanzante, mentre millecinquecento uomini, in due formazioni separate (le corna), scesero la collina in una manovra avvolgente .
La colonna fu circondata e sterminata fino all'ultimo uomo, compreso Nomahlanjana e i suoi quattro fratelli. A questo punto, Shaka inviò un gruppo di mille guerrieri per eliminare i Ndwandwe dispersi verso il fiume, e con i rimanenti guerrieri formò uno schieramento "corna di bufalo" per investire i nemici ancora alla base della collina.Il comandante Ndwandwe in seconda ordinò la ritirata evitando l'annientamento. I nemici in fuga si congiunsero con la colonna ritornante.
Gli Ndwandwe avevano di nuovo il vantaggio numerico, e si scagliarono in tremila Ndwandwe freschi contro mille Zulu. Per la prima volta nella giornata, Shaka partecipò direttamente al combattimento, al comando di un manipolo scelto per tappare le falle nello schieramento. Durante lo scontro, apparvero alle spalle degli Ndwandwe i mille guerrieri Zulu distaccati a uccidere i nemici al fiume. Gli Ndwandwe cominciarono a cedere, e solo mille di loro riuscirono a fuggire.
L'invasione costò a Re Zwide settemila e cinquecento guerrieri, oltre alla morte di cinque dei suoi figli. Le perdite dell'esercito Zulu furono di millecinquecento morti e cinquecento feriti gravi (31), pari a metà dell'esercito. Questa può sembrare una vittoria di Pirro, ma grazie a nuove annessioni e alla predominanza nell'area della ex confederazione Mthethwa, l'esercito di Shaka si ingrandì fino a dieci reggimenti, raddoppiando così la sua dimensione.
Re Zwide era sempre più convinto della necessità di annientare Shaka, e nel 1819 inviò un altro esercito di diciottomila guerrieri comandati dal suo migliore generale, Soshangane. L'esercito nemico oltrepassò il fiume Umfolozi, portando con se rifornimenti solo per tre giorni. Grazie al suo servizio di informazioni, Shaka era a conoscenza di questa limitazione.
L'esercito Ndwandwe si avventurò così nella terra bruciata di Shaka, il quale aveva evacuato un'aerea di 65 chilometri dal confine, concentrando tutti i civili e i loro beni in una foresta aldilà della portata dell'esercito nemico. Per tutto il primo giorno, l'esercito Ndwandwe rincorse il reggimento esca che Shaka gli offriva. Quando scese la notte, gli Zulu effettuarono diversi attacchi di disturbo all'accampamento avversario, mirati a impedire il riposo dei nemici.
Il secondo giorno, un reggimento Zulu approfittò dell'eccessiva distanza tra il corpo principale dell'esercito nemico e la mandria di rifornimento, e se ne impadronì. Lo scontro fu interrotto al calare delle tenebre.
Durante la notte, Shaka fece sfilare una grande quantità di bestiame vicino al campo nemico, in modo da dare l'impressione che la popolazione Zulu si stesse spostandosi verso sud. All'inizio del terzo giorno, l'esercito nemico si mise sulle tracce dell'esca. Dopo una giornata di marcia, gli Ndwandwe si trovarono nei pressi del fiume Tugela. Il generale Soshangane fu messo in allarme dal ridotto numero di guerrieri Zulu che presidiavano i guadi, e decise di accamparsi per la notte senza oltrepassare il fiume.
Il quarto giorno, Soshangane dispose gruppi di esploratori attorno al grosso dell’esercito e iniziò a tornare verso il confine, per poi rifugiarsi nel tardo pomeriggio in una foresta. Gruppi di foraggeri Ndwandwe cercarono cibo in lungo e in largo senza trovare nulla.
Durante la notte, cinquecento commandos Zulu entrarono nella foresta per effettuare azioni di disturbo. Il quinto giorno, Soshangane proseguì la ritirata, trovandosi alle spalle l'intera armata Zulu. In uno scontro, gli Zulu annientarono quattromila guerrieri della retroguardia. Il giorno dopo, l'esercito Ndwandwe si trovò davanti al fiume Ombrello (32) e iniziò a trasferire al di là le proprie truppe ridotte a dodicimila mila uomini (33).
Nonostante il presidio del migliore reggimento Ndwandwe sul guado, Shaka esortò così i propri uomini: "Su! Figli degli Zulu, il vostro giorno è venuto! Su! E distruggeteli tutti!" e attaccò con settemila guerrieri, annientando tutti i nemici che non riuscirono a passare sull'altra riva. Nel frattempo, due reggimenti Zulu erano stati inviati a monte e a valle del passaggio, e avevano attraversato il fiume indisturbati. Queste formazioni dispersero i nemici sull'altra riva, e Shaka fece attraversare il gruppo principale. Il rastrellamento durò fino al calare delle tenebre. Durante la notte, due reggimenti Zulu furono mandati a invadere il villaggio di Re Zwide, ma non riuscirono a catturarlo (34). La rappresaglia di Shaka prese di mira la madre di Zwide, e ella fu rinchiusa nella sua capanna, con la compagnia di una iena catturata all'uopo. Il giorno dopo, la donna era stata parzialmente divorata, ma non era ancora morta, e pietosamente, Shaka fece incendiare la costruzione (35).
Il giorno dopo, l'esercito Zulu iniziò a marciare nel territorio Ndwandwe, distruggendo e uccidendo.
Da ora in poi, la guerra divenne una serie di scorrerie periodiche che trasformarono il Natal in una no man land, proseguendo fino al 1825, quando Shaka sconfisse Zwide in una terribile battaglia sul fiume Pongola, che costò agli Zulu gravissime perdite, tra cui quella del suo comandante sul campo. Ma, dopo questa battaglia, gli Ndwandwe furono annientati completamente.
(30) Assengai è generico per lancia.
(31) Non ho ben capito cosa intenda la fonte per feriti gravi. Curiosamente, altre fonti indicano una sconcertante efficacia della medicina Zulu nel curare le ferite di guerra... forse dovuta alla eccezionale tempra dei guerrieri più che alla bravura dei medici.
(32) Si chiama proprio così.
(33) Evidentemente, le azioni commando e la fame avevano fatto almeno duemila vittime prima della battaglia vera e propria.
(34) Sembra che Re Zwide fosse saggiamente fuggito, appena avuto notizia della presenza Zulu nelle vicinanze, fermandosi solo dopo aver messo tra sé e Shaka una distanza di sicurezza.
(35) La madre di Zwide era una isAngoma. La signora in questione faceva collezione dei crani scarnificati dei nemici del figlio, per evidenti motivi magico-strategici. Inoltre, nella tradizione Zulu, la iena era il famiglio delle streghe, come il gatto nero per le streghe europee.
continua
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