continua dalla seconda parte
Note:
continua
L'offensiva iniziò il 18 Giugno sul fronte sud occidentale, mentre il Battaglione femminile della Morte era dislocato al nord. Il Battaglione era stato posizionato appunto in quel settore perché era il più minato dal disfattismo. Il 7 Luglio, il battaglione entrò in azione in conserva con un altro reparto d'assalto maschile, in una offensiva di supporto al fronte sud. La proporzione era di due soldati per una soldatessa.
L'attacco fu sferrato nella foresta di Novospassky, a circa 10 km a sud di Smorgon. L'avanzata andò bene (22). Il fronte nemico fu sfondato per quattro chilometri e penetrato per 3,5 km. Le soldatesse e loro accompagnatori raggiunse gli obbiettivi prefissati e catturarono duecento prigionieri nemici (23). I resoconti derivanti da fonti giornalistiche narrano di come Yashka esortasse le sue truppe a “morire come soldati russi” prima di mettersi allo loro testa baionetta in canna, e di come il Battaglione esultò attaccando in massa. Effettivamente, i soldati posizionati ai lati del battaglione, visto che le Amazzoni avanzavano sul serio sotto il fuoco nemico, le seguirono nell'assalto invece di stare fermi, come era capitato altre volte con altre offensive. Fu altresì degno di nota fu il fatto che le soldatesse scacciassero dal settore di loro competenza i soldati intenti a saccheggiare i depositi di liquori nemici. L'ingaggio durò due giorni. Il reparto femminile restò al suo posto e tenne botta all'artiglieria nemica e ai successivi contrattacchi. Le perdite nel battaglione furono di trentatré feriti, due caduti e due dispersi (tra i feriti sono contate le vittime di stress post traumatico). Anche Marija Leontevna fu ferita (24). Disgraziatamente, i reparti di rincalzo si rifiutarono di lasciare le loro linee, mentre i soldati avanzati si sbandarono dopo aver dato fondo agli alcolici lasciati dai nemici, costringendo le soldatesse a ritirarsi dalla posizione. La disciplina e il coraggio delle donne erano stati esemplari (25), ma evidentemente la crisi morale dell'esercito Russo nel fronte nord era aldilà di ogni possibilità di guarigione.Col passare del tempo, la situazione delle soldatesse peggiorò ancora di più. La Bochkareva era stata portata in ospedale a San Pietroburgo, e aveva trovato il secondo battaglione in uno stato che lei definiva deplorevole... le soldatesse portavano il rossetto, le calze di seta, e tendevano a “fraternizzare” (e dagli!) un po' troppo. Per questi motivi, lei propose la smobilitazione del 2° battaglione. Sempre a San Pietroburgo, Yashka fu pestata da un branco di eroici soldati che non apprezzavano il coraggio suo e delle sue soldatesse. Nonostante la stasi del fronte, le Amazzoni continuavano a avere un atteggiamento aggressivo, mentre i soldati rimanevano passivi, se non “Fraternizzavano”(26) apertamente col nemico. Le soldatesse vennero poi soprannominate “kornilovites” (kornilovine, o korniloviste) dai soldati, a causa del loro collegamento con il generale Kornilov, il quale portava la gravissima colpa di aver voluto restaurare la disciplina nell'esercito, oltre a quella di aver tentato un colpo di stato militare. Le cose peggiorarono quando le soldatesse cercarono di impedire le “Fraternizzazioni”. Così furono minacciate apertamente di morte dai loro commilitoni, o, in gergo moderno, “mobbizzate”. Nell'episodio peggiore, 20 soldatesse furono linciate dai commilitoni assieme ai loro ufficiali (27). Il moltiplicarsi delle minacce portò il comando a trasferire le soldatesse in una zona più tranquilla del fronte, dove il pacifismo era meno violento. Questi fatti, ed il generale degradarsi della situazione militare, portarono il governo a interrompere in settembre il reclutamento femminile, e più in generale l'afflusso di volontari nell'esercito. Dai pochi dati disponibili, fino a questa data, sembra che almeno 6.500 donne si fossero arruolate nei soli reparti combattenti, escludendo i reparti ausiliari. Però, dati certi sull'effettivo trasferimento al fronte delle unità femminili si hanno solo per i Battaglioni di San Pietroburgo e per due reparti del battaglione della Morte di Mosca. Questi due gruppi in particolare, con 420 effettivi, furono trasferiti al fronte il 30 Settembre (ma non si sa se presero parte a azioni). Dal punto di vita militare, il II° battaglione di San Pietroburgo era un reparto più moderno e adatto al combattimento del I°. Aveva il proprio comando, il proprio servizio di trasporto , i propri segnalatori, una nucleo mitragliatrici con 4 armi, e un gruppo esplorativo cosacco, tutti formato da donne. In Ottobre, fu programmato lo spostamento del II°battaglione della Morte di San Pietroburgo sul fronte Rumeno. Il 24 Ottobre, il battaglione prese parte a una rivista davanti al Palazzo d'Inverno, prima di partire per il fronte il giorno dopo. Sembra che, a causa della situazione nella capitale, il governo volesse trattenere le soldatesse per la propria difesa. L'ufficiale comandante, capitano Luskova, non permise che il battaglione in toto fosse impiegato in questa cosa “politica” (28) e si accordò per lasciarne una parte, la seconda compagnia, mentre il restante ritornava in caserma. Questo gruppo, di circa 139 effettivi, prese parte alla difesa del Palazzo d'Inverno nei giorni successivi. Il I° battaglione, in questo periodo, era ancora sulla linea del fronte dove era stato raggiunto dalla Bochkareva, che non prese quindi parte agli avvenimenti del golpe.
L'attacco fu sferrato nella foresta di Novospassky, a circa 10 km a sud di Smorgon. L'avanzata andò bene (22). Il fronte nemico fu sfondato per quattro chilometri e penetrato per 3,5 km. Le soldatesse e loro accompagnatori raggiunse gli obbiettivi prefissati e catturarono duecento prigionieri nemici (23). I resoconti derivanti da fonti giornalistiche narrano di come Yashka esortasse le sue truppe a “morire come soldati russi” prima di mettersi allo loro testa baionetta in canna, e di come il Battaglione esultò attaccando in massa. Effettivamente, i soldati posizionati ai lati del battaglione, visto che le Amazzoni avanzavano sul serio sotto il fuoco nemico, le seguirono nell'assalto invece di stare fermi, come era capitato altre volte con altre offensive. Fu altresì degno di nota fu il fatto che le soldatesse scacciassero dal settore di loro competenza i soldati intenti a saccheggiare i depositi di liquori nemici. L'ingaggio durò due giorni. Il reparto femminile restò al suo posto e tenne botta all'artiglieria nemica e ai successivi contrattacchi. Le perdite nel battaglione furono di trentatré feriti, due caduti e due dispersi (tra i feriti sono contate le vittime di stress post traumatico). Anche Marija Leontevna fu ferita (24). Disgraziatamente, i reparti di rincalzo si rifiutarono di lasciare le loro linee, mentre i soldati avanzati si sbandarono dopo aver dato fondo agli alcolici lasciati dai nemici, costringendo le soldatesse a ritirarsi dalla posizione. La disciplina e il coraggio delle donne erano stati esemplari (25), ma evidentemente la crisi morale dell'esercito Russo nel fronte nord era aldilà di ogni possibilità di guarigione.Col passare del tempo, la situazione delle soldatesse peggiorò ancora di più. La Bochkareva era stata portata in ospedale a San Pietroburgo, e aveva trovato il secondo battaglione in uno stato che lei definiva deplorevole... le soldatesse portavano il rossetto, le calze di seta, e tendevano a “fraternizzare” (e dagli!) un po' troppo. Per questi motivi, lei propose la smobilitazione del 2° battaglione. Sempre a San Pietroburgo, Yashka fu pestata da un branco di eroici soldati che non apprezzavano il coraggio suo e delle sue soldatesse. Nonostante la stasi del fronte, le Amazzoni continuavano a avere un atteggiamento aggressivo, mentre i soldati rimanevano passivi, se non “Fraternizzavano”(26) apertamente col nemico. Le soldatesse vennero poi soprannominate “kornilovites” (kornilovine, o korniloviste) dai soldati, a causa del loro collegamento con il generale Kornilov, il quale portava la gravissima colpa di aver voluto restaurare la disciplina nell'esercito, oltre a quella di aver tentato un colpo di stato militare. Le cose peggiorarono quando le soldatesse cercarono di impedire le “Fraternizzazioni”. Così furono minacciate apertamente di morte dai loro commilitoni, o, in gergo moderno, “mobbizzate”. Nell'episodio peggiore, 20 soldatesse furono linciate dai commilitoni assieme ai loro ufficiali (27). Il moltiplicarsi delle minacce portò il comando a trasferire le soldatesse in una zona più tranquilla del fronte, dove il pacifismo era meno violento. Questi fatti, ed il generale degradarsi della situazione militare, portarono il governo a interrompere in settembre il reclutamento femminile, e più in generale l'afflusso di volontari nell'esercito. Dai pochi dati disponibili, fino a questa data, sembra che almeno 6.500 donne si fossero arruolate nei soli reparti combattenti, escludendo i reparti ausiliari. Però, dati certi sull'effettivo trasferimento al fronte delle unità femminili si hanno solo per i Battaglioni di San Pietroburgo e per due reparti del battaglione della Morte di Mosca. Questi due gruppi in particolare, con 420 effettivi, furono trasferiti al fronte il 30 Settembre (ma non si sa se presero parte a azioni). Dal punto di vita militare, il II° battaglione di San Pietroburgo era un reparto più moderno e adatto al combattimento del I°. Aveva il proprio comando, il proprio servizio di trasporto , i propri segnalatori, una nucleo mitragliatrici con 4 armi, e un gruppo esplorativo cosacco, tutti formato da donne. In Ottobre, fu programmato lo spostamento del II°battaglione della Morte di San Pietroburgo sul fronte Rumeno. Il 24 Ottobre, il battaglione prese parte a una rivista davanti al Palazzo d'Inverno, prima di partire per il fronte il giorno dopo. Sembra che, a causa della situazione nella capitale, il governo volesse trattenere le soldatesse per la propria difesa. L'ufficiale comandante, capitano Luskova, non permise che il battaglione in toto fosse impiegato in questa cosa “politica” (28) e si accordò per lasciarne una parte, la seconda compagnia, mentre il restante ritornava in caserma. Questo gruppo, di circa 139 effettivi, prese parte alla difesa del Palazzo d'Inverno nei giorni successivi. Il I° battaglione, in questo periodo, era ancora sulla linea del fronte dove era stato raggiunto dalla Bochkareva, che non prese quindi parte agli avvenimenti del golpe.
Soldatesse di fronte al Palazzo d'Inverno, sede del governo Provvisorio |
La “Historia oficial” spacciata da John Reed (29 afferma che, prima dell'attacco dei bolscevichi, le soldatesse si rinchiusero in un salone in preda a crisi isteriche... Due cose: Il mitico attacco frontale al Palazzo d'Inverno, come descritto nel film “Ottobre” di Eisenstein non è mai avvenuto, e dal ricordo di testimoni imparziali, tra i soldati a guardia del Palazzo, cioè soldati ciclisti, allievi ufficiali, cosacchi e soldatesse, le donne erano le uniche che avevano voglia di menar le mani... dopo le prime schermaglie, furono gli esponenti del governo a arrendersi, e a ordinare ai soldati lealisti di non opporre resistenza ai bolscevichi. Subito dopo la resa, ancora nel Palazzo d'inverno, una soldatessa si suicidò e tre furono spogliate e buttate nella Neva, o, più semplicemente, violentate dai vincitori. Le Amazzoni furono arrestate e condotta alla caserma del battaglione Pavlovskii (reparto interamente bolscevizzato). Da notare che gli altri difensori del Palazzo d'Inverno, i cadetti e i cosacchi, furono subito rilasciati dai bolscevichi. Questo sembra indicare oltre a una effettiva resistenza da parte delle Amazzoni, una certa volontà dei bolscevichi di rimettere queste donne al loro posto (30).... Nella traduzione sotto scorta, le donne furono insultate e picchiate, senza però subire danni gravi. Giunte nella caserma, le minacce continuarono, e le soldatesse si raggrupparono in una camerata dietro una barricata improvvisata di cuccette. Nel frattempo, due ufficiali addestratori del battaglione, temendo per le loro allieve, si recarono all'Ambasciata Inglese a chiedere aiuto. L'addetto militare Knox si recò quindi all'Istituto Smolny (il quartier generale bolscevico) e riuscì a strappare al comitato militare rivoluzionario la liberazione delle soldatesse, che poterono così tornare al loro acquartieramento, senza essere state violentate o eccessivamente maltrattate . Esiste una leggenda nera su 40 soldatesse condotte alle caserme della Marina di Kronštadt e scomparse dopo essere state violentate e torturate (31). Ma è appunto una leggenda. Con la presa del potere da parte dei bolscevichi, l'esercito governativo fu frettolosamente smobilitato. Dopo la smobilitazione, la sorte della maggioranza delle soldatesse non è ben conosciuta. Al contrario degli uomini, per loro esistevano delle organizzazioni di supporto che le fornirono di abiti civili, cibo e denaro per tornare a casa. Disgraziatamente, la propaganda bolscevica le aveva dipinte come “criminali controrivoluzionarie”, e la rasatura, o i capelli cortissimi, le rendevano facilmente riconoscibili. Gli stessi personaggi che si erano limitati a minacciarle da armate, adesso avevano anche la forza di aggredirle, ovviamente meglio se in gruppo. Fu così che alcune ex soldatesse furono picchiate, buttate giù dai treni, o addirittura violentate e uccise nei primi mesi di potere bolscevico. La Bochkareva fu arrestata, o invitata, all'Istituto Smolny dove ebbe un incontro col fondatore dell'Armata Rossa Trockij, il quale intendeva utilizzarla nella sua nuova Armata Rossa (32). Marija Leontevna declinò l'offerta, e decise di tornare a casa in Siberia. In viaggio fu riconosciuta come “kornilovka” e defenestrata dal treno, rompendosi una gamba. Qualche tempo dopo fu contattata dal generale Kornilov che gli rivelò del suo progetto di guerra ai Bolscevichi. Nonostante le aggressioni subite, lei continuò a non volersi arruolare, essendo patriotticamente riluttante a combattere contro altri russi. Nonostante tutto, successivamente fuggì piuttosto rocambolescamente in America per supportare la causa dei Bianchi. Negli Stati Uniti venne ricevuta dal presidente Wilson, e in Gran Bretagna da re Giorgio V. Nel '19 tornò in Russia, e organizzò un reparto medico femminile per le forze Bianche sotto il comando del Generale Kolchak, per poi tornare dai suoi a Tomsk quando l'esercito di Kolchak si sbandò. Quando l'Armata Rossa arrivò a Tomsk, Marija Leontevna si presentò spontaneamente al comando rosso. Non fu trattenuta allora, ma il 24 Dicembre 1920 fu ovviamente arrestata dalla Ceka (in Chiesa durante la funzione di Natale...), e interrogata come generica “Nemica del Popolo” a Krasnoyarsk, per quattro mesi. A quei tempi, anche i Cekisti non avevano le idee chiare su di lei, e non trovarono nessun motivo per punirla, oltre a non scovare prove reali di sue così dette attività controrivoluzionarie. E poi, la pena capitale era stata abolita nel territorio controllato dai Bolschevichi il Gennaio 1920. (33)...Però bisogna rilevare che ella era diventata un personaggio conosciuto anche all'estero, dove era stata stampata una sua autobiografia. Per risolvere il terribile dilemma,fu inviato da Mosca un diretto rappresentante del capatz della Ceka Dzerzhinsky, con ordini estremamente chiari. Marija Leontevna Bochkareva soprannominata Yashka fu fucilata il 16 Maggio 1920 (34). Aveva a malapena 32 anni. La sua memoria fu riabilitata nel 1992 dal governo democratico della Repubblica Russa. Curiosamente, la Chiesa Ortodossa russa la proclamò “Martire” nel 1994.
Note:
(22) Sul fronte russo, la Grande Guerra non fu quasi mai guerra di trincea come nel fronte occidentale. Esistette sempre spazio per manovre tattiche impensabili all'ovest. Da notare che quando si cominciò a sparare , gli affamati d'amore svanirono dai dintorni del battaglione dopo giorni di assedio...
(23) A quanto pare, i tedeschi rimasero di stucco quando capirono di avere di fronte delle donne. L'autore ha visto riprodotto nel libro “Fantasie virili” di Klaus Theweleit un manifestino scritto in russo, nel quale si vedevano dei soldati germanici che fuggivano in preda al panico di fronte a una soldatessa che, con le braghe calate e il camiciotto aperto, esibiva la propria femminilità ai poveri crucchi....
(24) Alcune fonti riportano dei dati sconcertanti , tipo un rateo di perdite del 50 o del 80 %. L'autore le ritiene piuttosto improbabili, in quanto, dopo un maltrattamento del genere, il reparto avrebbe cessato di esistere come unità combattente.
(25) Nella sua autobiografia, la Bochkareva affermò che scovò un soldato e una soldatessa intenti a “fraternizzare” contro un albero, mentre il nemico contrattaccava, e di avere sbaionettato in preda alla rabbia la fedifraga, mentre l'amado scappava come un razzo. Sembra che si trattò dell'unico episodio del genere...
(26) Le “Fraternizzazioni” tra russi e tedeschi erano ovviamente diverse dalla “fraternizzazioni” tentate con le soldatesse, sembra... Se ne videro i risultati quando l'esercito germanico dell'est fu trasferito sul fronte occidentale dopo il trattato di Brest-Litovsk del 1918: il 10% degli effettivi disertò nel passaggio attraverso la Germania, e dopo la fallita “Offensiva del Kaiser” i “comitati” di soldati infestarono l'esercito tedesco. Per ultimo, nel 1918 sul fronte occidentale le unità in ritirata apostrofavano le truppe in avvicendamento gridandogli: “Crumiri! State prolungando la guerra!”
(27) Questo evento non è registrato dalle fonti ufficiali,ma è disgraziatamente molto probabile.
(28) Condividendo in questo l'atteggiamento della maggioranza delle truppe presenti a San Pietroburgo, che si erano dichiarate “neutrali” nelle diatribe tra i bolscevichi e il governo.
(29) Comunista americano, cronista del golpe bolscevico, ignominiosamente crepato di tifo durante la guerra civile russa, interrato nel cimitero del Cremlino.
(30) Per i loro nemici, violentare le soldatesse avrebbe oscuramente ricostruito la normalità che queste donne avevano fratturato... (opinione dell'autore).
(31) In effetti, i marinai di Kronštadt erano tra i più fanatici e incontrollabili esponenti dei Bolscevichi... erano definiti “anarchici coscienti” dai ras comunisti, e alcuni dei loro capatz erano degli autentici serial killer alcolizzati. A causa dei loro eccessi, lenin fu costretto a far fucilare un po' di caporioni nel 1919. Nel Marzo '21, i superstiti lo amareggiarono di nuovo con una rivolta contro il suo potere, da loro definita “Terza rivoluzione”. Alchè, Lenin li fece sterminare totalmente dal suo cane da guardia Tuchačevskij...
(32) Non è molto chiaro quello che successe allo Smolny. Sembra che fu addirittura messa di fronte a un plotone d'esecuzione per meglio convincerla. Di sicuro, i bolscevichi gli grattarono la spada con gli intarsi d'oro e la pistola da ufficiale.
(33) Sul serio! Certo il decreto aveva delle limitazioni, tipo non riguardare i tribunali militari, ma toglieva alla Ceka il diritto di fucilare con la stessa larghezza di prima.
(34) Il decreto di abolizione della pena capitale fu cassato il 28 Maggio 1920. Oltre a essere immorale, la sua fucilazione fu anche illegale. Ma, giustamente il procuratore generale Krylenko (futuro accusatore ai processi staliniani) spiegò nel 1918 : “Perchè vi agitate? È stata abolita la pena capitale. Non è questa che comminiamo a ***, lo fuciliamo.”. L'autore suppone che, per il buon procuratore, la pena capitale fosse il ritiro della tessera alimentare del partito...
continua
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