L'accampamento
distava qualche km, e il soldato si fece dare un passaggio da un
Lince. I due nemici erano incatenati sulla parte superiore della
corazza, e la torretta era stata girata per minacciarli con la bocca
da fuoco. Arrivati all'ingresso dell'accampamento, il guardiano li
fece scendere senza troppa brutalità.
Punzecchiandoli con la
baionetta, li diresse verso il Totem al lato destro dell'ingresso. Il
Totem era composto da una bacheca inclinata di plexiglass sovrastata
da una struttura che reggeva uno scudo quadro alla romana con una I
rossa in rilievo. Ai lati una bandiera nazionale e una reggimentale.
Dentro alla bacheca, c'erano delle fotografie di uomini e donne , in
uniforme e non (1). Davanti c'era una specie di grossa lanterna nella
quale ardeva una fiammella blu. Davanti alla lanterna, un quadrato
chiaro con una specie di grattugia in orizzontale.
“Inghinocciatevi”.
I due
prigionieri lo fissarono con uno sguardo ebete.
“Inghinoccatevi!!”.
Il soldato
iniziava a innervosirsi.
Accorse un
altro milite.
“Aspetta...
gli parlo io. Inginocchiatevi.”
“Ma
...perchè?”
Chiese uno dei
due.
“Fatelo e
basta.”
“Ma...”
L'interprete
perse la pazienza. Con un pestone fece cadere il
paziente, e lo trascinò sul quadrato. Lì, lo arrabattò grosso modo
in ginocchio e gli costrinse la fronte sulla grattugia.
Il prigioniero
gridò.
“Sta
zitto bastardo... <Qui tu onori il nostro coraggio e la nostra
forza>.”
Il sangue
stillò dalla fronte del nemico inginocchiato.
L'interprete
lo rialzò tirandolo per il colletto.
“Avanti,
tocca a te.”
Disse il
milite all'altro prigioniero, che si tirò indietro, subito fermato
dalla baionetta del guardiano.
“Muoviti.
Se lo fai da solo, non ti farai male.”
Il secondo
prigioniero si inginocchiò e imitò l'operazione che aveva visto.
“Qui tu
onori il nostro coraggio e la nostra forza.”
L'interprete
ripeté la formula stereotipata.
“Adesso puoi
portarli dentro.”
Disse il
milite al guardiano.
Il soldato
spinse i due prigionieri nell'entrata.
All’accampamento
si vedevano militari con le tute da combattimento ma la testa
scoperta. I due prigionieri si resero conto di una cosa. Da quello
che gli avevano detto, erano sicuri che i soldati della Repubblica
gli avrebbero prima insultati e poi linciati, ma non succedeva nulla
di tutto questo. Tutti, tranne il loro guardiano, li ignoravano. O
meglio, era come se fossero invisibili.
Un corazzato con una vanga stava scavando nel mezzo del campo. La
buca era profonda quattro metri, larga sei e lunga una decina. Aveva
tutta l’aria di una fossa comune. Mentre il duo di prigionieri
veniva condotto nei pressi dello scavo, il tank dozer riemerse. Di
fronte allo sguardo attonito dei nemici, la macchina ammucchiò il
terreno di riporto sulla rampa dalla quale era risalita. Poco
discosto, abbassò una appendice a vite e fece un altro buco
cilindrico nel terreno. La guardia fece accovacciare i prigionieri
per terra. Il tank si allontanò sferragliando. Mentre i nemici
guardavano, un Lince parcheggiò a lato della fossa.
Arrivò un gruppo di persone, tra i quali Blackjack .
Erano nella tenuta normale, ma indossavano stranamente guanti di
gomma molto spessi.
“Allora, vi è stato richiesto di partecipare a questo
addestramento, in quanto sembrate i più adatti dal punto di vista
psicologico.”
Iniziò il sergente, rivolto ai 3 accompagnatori, due uomini e una
donna. La voce del sottufficiale era incolore, monotona.
“Questo addestramento vi istruirà sulla procedura standard da
adottare coi nemici prigionieri. Lo scopo di questa procedura è di
contribuire alla convinzione dei prigionieri di essere finiti in una
specie di meccanismo industriale. Ricordatevi, voi sarete il primo
contatto dei prigionieri con ferrilandia (2).”
Indicò la donna al suo fianco.
“Il caporale Strappo è stato già addestrato e vi farà
illustrerà la procedura standard di perquisizione per i neo
catturati.”.
La soldatessa in questione indossò l’elmo, divenendo un insetto
mostruoso. Si portò di fronte a un prigioniero, e indicò al
guardiano di farlo alzare. Percorse il nemico in piedi con un
rilevatore di esplosivi, lo mise da parte, iniziò a smanacciare il
corpo del nemico in una perquisizione accurata. Accurata e
sgradevole. Il prigioniero si agitò. La donna continuò senza
scomporsi. Quando ebbe finito, spinse brutalmente il nemico , che
cadde pesantemente a sedere. La soldatessa si spostò di fronte al
secondo prigioniero, il quale, appena fu messo in piedi, gli sputò
sulla maschera facciale. La donna rispose con una violenta
ginocchiata ai testicoli. (quelli che assistevano sobbalzarono tutti,
tranne il sergente)
Il prigioniero crollò a terra. La soldatessa lo perquisì, gli
infilò due dita nelle narici e lo costrinse a strisciare fino al
foro nel terreno. Il suo compagno assisteva e fremeva, ma non disse
niente.
La donna agiva con fredda efficienza. Infilò i piedi del prigioniero
nel buco e lo spinse dentro. Il prigioniero restò incastrato
sull’orlo con le braccia legate dietro la schiena. Il laccio di
satana comincio a intaccargli i polsi. La soldatessa estrasse una
baionetta e tagliò le manette. Il nemico allargò le braccia e cercò
di issarsi fuori. La donna gli diede un pestone con lo stivale sul
cranio. Il nemico scomparve con un grido. La soldatessa tornò verso
l’altro con la lama in mano. Prendendolo per il collo costrinse il
terrorizzato nemico ad alzarsi e lo trascinò verso il foro. Il buco
era profondo circa quattro metri , e il prigioniero sul fondo alzò
gli occhi verso quelli che lo sovrastavano. La donna passò dietro al
prigioniero e gli appoggiò la lama sulla gola. Con l’altra mano
gli sbottonò la patta dei pantaloni. Il nemico tremava dal terrore.
La donna gli snudò il pene.
“Piscia.”
“Co... come?”
“Pisciali in testa. O finisci lì dentro con lui.”
Il prigioniero era più terrorizzato da questa eventualità che dal
coltello. Così orinò in testa al suo compagno, che si mise a
urlare.
“STA ZITTO, CAGATOIO! Così impari a non ribellarti!”
La donna trascinò il prigioniero sull’orlo della fossa più
grande, senza preoccuparsi di rimettergli il pene nei pantaloni.
Gli tagliò le manette e lo spinse dentro con un calcio. Il
prigioniero rotolò per il terreno scosceso. Giunto sul fondo, restò
raggomitolato in posizione fetale, come se temesse delle percosse.
Blackjack e i tre apprendisti
avevano assistito da lontano a tutto il processo, senza una
parola. La Caporale Strappo tornò a fianco del sergente e si tolse
l’elmo, impassibile.
Il sottufficiale ricominciò: “Questo è stato un buon esempio.
Come avete visto, ogni ribellione deve essere punita sul nascere.”
“Ehm... scusi signore...”
Chiese la donna.
“Si?”
“Voglio dire... è necessario fargli pisciare addosso?”
“Si. Nella loro cultura... sic.. esistono delle assurde categorie
di puro e impuro. L’ideale sarebbe che lo facessimo noi, in quanto
impuri, ma questo sarebbe un errore. Non devono avere degli
antagonisti evidenti da odiare. In questa fase, è inevitabile che
abbiano dei contatti personali con noi. Ma in tutti questi contatti,
ci devono percepire non come esseri singoli, ma come parti di un
insieme. Da quando diventano nostri prigionieri, devono perdere la
loro individualità, e le punizioni gli devono essere inflitte dai
loro compagni. La colpa diventa collettiva, cioè tutti devono
soffrire le conseguenze delle azioni di uno..”.
Si fermò per tirare il fiato.
“Ora che avete visto come fare, dovete trattare i prossimi
prigionieri che arrivano. Prima ancora di perquisirli, dovete farli
orinare addosso a quello nella buca. Se non vogliono farlo,
minacciateli di buttarli dentro con lui. Se si ostinano, fatelo.”
Sogghignò.
“Non è necessario che gli spiegate perché lo devono fare. Glielo
dirà quello nella fossa.”
(1) Si tratta dei caduti del reparto.
(2) Ferrilandia è il nome in gergo del sistema concentrazionario dell'Armata.
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