sabato 9 febbraio 2013

sketch di un romanzo/sceneggiatura/fumetto da fare.Trattamento della ciccia. Battitura.


L'accampamento distava qualche km, e il soldato si fece dare un passaggio da un Lince. I due nemici erano incatenati sulla parte superiore della corazza, e la torretta era stata girata per minacciarli con la bocca da fuoco. Arrivati all'ingresso dell'accampamento, il guardiano li fece scendere senza troppa brutalità.
Punzecchiandoli con la baionetta, li diresse verso il Totem al lato destro dell'ingresso. Il Totem era composto da una bacheca inclinata di plexiglass sovrastata da una struttura che reggeva uno scudo quadro alla romana con una I rossa in rilievo. Ai lati una bandiera nazionale e una reggimentale. Dentro alla bacheca, c'erano delle fotografie di uomini e donne , in uniforme e non (1). Davanti c'era una specie di grossa lanterna nella quale ardeva una fiammella blu. Davanti alla lanterna, un quadrato chiaro con una specie di grattugia in orizzontale.
Inghinocciatevi”.
I due prigionieri lo fissarono con uno sguardo ebete.
Inghinoccatevi!!”.
Il soldato iniziava a innervosirsi.
Accorse un altro milite.
“Aspetta... gli parlo io. Inginocchiatevi.”
Ma ...perchè?”
Chiese uno dei due.
Fatelo e basta.”
Ma...
L'interprete perse la pazienza. Con un pestone  fece cadere il paziente, e lo trascinò sul quadrato. Lì, lo arrabattò grosso modo in ginocchio e gli costrinse la fronte sulla grattugia.
Il prigioniero gridò.
Sta zitto bastardo... <Qui tu onori il nostro coraggio e la nostra forza>.”
Il sangue stillò dalla fronte del nemico inginocchiato.
L'interprete lo rialzò tirandolo per il colletto.
Avanti, tocca a te.”
Disse il milite all'altro prigioniero, che si tirò indietro, subito fermato dalla baionetta del guardiano.
Muoviti. Se lo fai da solo, non ti farai male.”
Il secondo prigioniero si inginocchiò e imitò l'operazione che aveva visto.
“Qui tu onori il nostro coraggio e la nostra forza.”
L'interprete ripeté la formula stereotipata.
“Adesso puoi portarli dentro.”
Disse il milite al guardiano.
Il soldato spinse i due prigionieri nell'entrata.
All’accampamento si vedevano militari con le tute da combattimento ma la testa scoperta. I due prigionieri si resero conto di una cosa. Da quello che gli avevano detto, erano sicuri che i soldati della Repubblica gli avrebbero prima insultati e poi linciati, ma non succedeva nulla di tutto questo. Tutti, tranne il loro guardiano, li ignoravano. O meglio, era come se fossero invisibili.
Un corazzato con una vanga stava scavando nel mezzo del campo. La buca era profonda quattro metri, larga sei e lunga una decina. Aveva tutta l’aria di una fossa comune. Mentre il duo di prigionieri veniva condotto nei pressi dello scavo, il tank dozer riemerse. Di fronte allo sguardo attonito dei nemici, la macchina ammucchiò il terreno di riporto sulla rampa dalla quale era risalita. Poco discosto, abbassò una appendice a vite e fece un altro buco cilindrico nel terreno. La guardia fece accovacciare i prigionieri per terra. Il tank si allontanò sferragliando. Mentre i nemici guardavano, un Lince parcheggiò a lato della fossa. Arrivò un gruppo di persone, tra i quali Blackjack . Erano nella tenuta normale, ma indossavano stranamente guanti di gomma molto spessi.
“Allora, vi è stato richiesto di partecipare a questo addestramento, in quanto sembrate i più adatti dal punto di vista psicologico.”
Iniziò il sergente, rivolto ai 3 accompagnatori, due uomini e una donna. La voce del sottufficiale era incolore, monotona.
“Questo addestramento vi istruirà sulla procedura standard da adottare coi nemici prigionieri. Lo scopo di questa procedura è di contribuire alla convinzione dei prigionieri di essere finiti in una specie di meccanismo industriale. Ricordatevi, voi sarete il primo contatto dei prigionieri con ferrilandia (2).”
Indicò la donna al suo fianco.
“Il caporale Strappo è stato già addestrato e vi farà illustrerà la procedura standard di perquisizione per i neo catturati.”.
La soldatessa in questione indossò l’elmo, divenendo un insetto mostruoso. Si portò di fronte a un prigioniero, e indicò al guardiano di farlo alzare. Percorse il nemico in piedi con un rilevatore di esplosivi, lo mise da parte, iniziò a smanacciare il corpo del nemico in una perquisizione accurata. Accurata e sgradevole. Il prigioniero si agitò. La donna continuò senza scomporsi. Quando ebbe finito, spinse brutalmente il nemico , che cadde pesantemente a sedere. La soldatessa si spostò di fronte al secondo prigioniero, il quale, appena fu messo in piedi, gli sputò sulla maschera facciale. La donna rispose con una violenta ginocchiata ai testicoli. (quelli che assistevano sobbalzarono tutti, tranne il sergente)
Il prigioniero crollò a terra. La soldatessa lo perquisì, gli infilò due dita nelle narici e lo costrinse a strisciare fino al foro nel terreno. Il suo compagno assisteva e fremeva, ma non disse niente.
La donna agiva con fredda efficienza. Infilò i piedi del prigioniero nel buco e lo spinse dentro. Il prigioniero restò incastrato sull’orlo con le braccia legate dietro la schiena. Il laccio di satana comincio a intaccargli i polsi. La soldatessa estrasse una baionetta e tagliò le manette. Il nemico allargò le braccia e cercò di issarsi fuori. La donna gli diede un pestone con lo stivale sul cranio. Il nemico scomparve con un grido. La soldatessa tornò verso l’altro con la lama in mano. Prendendolo per il collo costrinse il terrorizzato nemico ad alzarsi e lo trascinò verso il foro. Il buco era profondo circa quattro metri , e il prigioniero sul fondo alzò gli occhi verso quelli che lo sovrastavano. La donna passò dietro al prigioniero e gli appoggiò la lama sulla gola. Con l’altra mano gli sbottonò la patta dei pantaloni. Il nemico tremava dal terrore.
La donna gli snudò il pene.
Piscia.”
Co... come?”
Pisciali in testa. O finisci lì dentro con lui.”
Il prigioniero era più terrorizzato da questa eventualità che dal coltello. Così orinò in testa al suo compagno, che si mise a urlare.
STA ZITTO, CAGATOIO! Così impari a non ribellarti!”
La donna trascinò il prigioniero sull’orlo della fossa più grande, senza preoccuparsi di rimettergli il pene nei pantaloni.
Gli tagliò le manette e lo spinse dentro con un calcio. Il prigioniero rotolò per il terreno scosceso. Giunto sul fondo, restò raggomitolato in posizione fetale, come se temesse delle percosse.
Blackjack e i tre apprendisti avevano assistito da lontano a tutto il processo, senza una parola. La Caporale Strappo tornò a fianco del sergente e si tolse l’elmo, impassibile.
Il sottufficiale ricominciò: “Questo è stato un buon esempio. Come avete visto, ogni ribellione deve essere punita sul nascere.”
“Ehm... scusi signore...”
Chiese la donna.
“Si?”
“Voglio dire... è necessario fargli pisciare addosso?”
“Si. Nella loro cultura... sic.. esistono delle assurde categorie di puro e impuro. L’ideale sarebbe che lo facessimo noi, in quanto impuri, ma questo sarebbe un errore. Non devono avere degli antagonisti evidenti da odiare. In questa fase, è inevitabile che abbiano dei contatti personali con noi. Ma in tutti questi contatti, ci devono percepire non come esseri singoli, ma come parti di un insieme. Da quando diventano nostri prigionieri, devono perdere la loro individualità, e le punizioni gli devono essere inflitte dai loro compagni. La colpa diventa collettiva, cioè tutti devono soffrire le conseguenze delle azioni di uno..”.
Si fermò per tirare il fiato.
“Ora che avete visto come fare, dovete trattare i prossimi prigionieri che arrivano. Prima ancora di perquisirli, dovete farli orinare addosso a quello nella buca. Se non vogliono farlo, minacciateli di buttarli dentro con lui. Se si ostinano, fatelo.”
Sogghignò.
“Non è necessario che gli spiegate perché lo devono fare. Glielo dirà quello nella fossa.”


(1) Si tratta dei caduti del reparto.
(2) Ferrilandia è il nome in gergo del sistema concentrazionario dell'Armata.

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