Quattro
grossi mezzi incolonnati , simili a autoarticolati cingolati, si
muovevano lentamente sulla strada. Erano molto strani, perché ai
fianchi dei rimorchi erano appesi dei robot ruotati con un alto corpo
e delle lunghe braccia. Tutte le macchine, autoarticolati e robot,
erano dipinti di bianco e sfoggiavano il logo del riciclo. Il
convoglio si fermò.
Il
Supervisore scese dalla prima motrice e diede un’occhiata in giro.
Rimuginò
un attimo.
“È
un buon posto” Sentenziò.
Il
“buon posto” era stato la zona di una piccola battaglia tre
giorni prima. Cadaveri e veicoli nemici giacevano dispersi attorno a
degli edifici diroccati. I caduti e i mezzi danneggiati dell’armata
erano stati subito soccorsi e recuperati. I nemici erano stati
lasciati a imputridire. Del resto, l’esperienza aveva insegnato che
aiutare i nemici feriti era di solito controproducente o al peggio,
suicida. Quindi, era meglio lasciare che il problema di risolvesse da
sé.
Il
convoglio era fermo. A un cenno del Supervisore, i robot furono
calati dai mezzi e si avviarono sferragliando. I guidatori scesero e
si accesero una sigaretta.
I
robot si diressero sui primi cadaveri, scacciando via i corvi, grassi
e torpidi.
Iniziarono
metodicamente a raccogliere i corpi con le braccia simili a rebbi.
Sulle prime, sembrava una parodia meccanica della pietà di
Michelangelo, con dei Cristi in divisa. Ma quando i robot
accumularono più corpi fu evidente che si trattava di pura raccolta
rifiuti. I robot raccoglievano almeno 4 cadaveri prima di tornare al
rimorchio, dove li scaricavano nell’apertura posteriore. Da lì
iniziava il trattamento. I corpi erano smistati in piccole celle a prova di
esplosione, dove dei manipolatori, simili a piccole gru, gli
asportavano progressivamente le eventuali armi e la minuteria
metallica. Successivamente, i manipolatori tagliavano e asportavano i
vestiti e le calzature, lasciando il cadavere nudo. A questo punto,
scendevano delle seghe circolari che dividevano il cadavere in pezzi
standardizzati. Le fette risultanti venivano spinti in uno scarico.
Nello scarico,
i tranci venivano dissolti in un liquame. Le ossa, più pesanti,
scendevano sul fondo dove erano polverizzate. Il liquame veniva
pompato in una cisterna.
Tutto veniva
riutilizzato. Le ossa polverizzate come concime, e il liquame per
l’industria chimica, come base per munizioni.
I conducenti
assisteva indifferenti al lavoro delle macchine. Nemmeno quando un
cadavere minato esplose, si scomposero più di tanto.
Dopo
un’oretta, i robot avevano raccolto tutti i cadaveri alla vista.
Nessuno dei robot si avvicinò ai tank o ai veicoli. Invece, spinti
dai loro sensori odoriferi, si accalcarono attorno alle costruzioni.
Il supervisore digitò un ordine sul pad di controllo. Un robot più
piccolo scese da un camion, e sferragliò verso le costruzioni.
Alcuni robot tornarono indietro verso i loro camion. Un uomo si
avvicinò al controllore.
“capo, non
raccogliamo niente dai carri?”
“Ah già, tu
lavori da poco. No, i veicoli non li tocchiamo, perché è probabile
che siano stati colpiti da proiettili all'uranio impoverito.”
“E le case?”
“A quello ci
pensa il piccolo. Anzi, guarda qua.”
Affermò
porgendo il pad.
Il novellino
lo afferrò e guardo le immagini trasmesse dalla telecamera del
piccolo robot.
La macchina
entrò nella prima costruzione, parzialmente demolita. L'immagine
mostrava cadaveri di soldati nemici sforacchiati e bruciacchiati. Il
piccolo robot afferrò il primo e cominciò a trascinarlo verso
l'esterno. Quando lo ebbe portato all'esterno, un altro robot più
grande lo raccolse.
Il novellino assistette a tutta la
pulizia. Dopo aver ripulito la stanza , il piccolo robot si inoltrò
nel fabbricato. In una stanza, il robot, trovò qualcosa d'altro. Un
mucchio di abiti larghi a terra.
“CAPO!.. e questo cos'è?”
Il Supervisore diede un'occhiata
annoiata.
“È una donna.”
“Ma perché era lì?”
“Mica le lasciano andare via da
sole... forse viveva lì e non aveva un proprietario.”
Il novellino assunse
un'espressione interrogativa.
Il Supervisore credette di dover
spiegare meglio.
“Se c'è un parente maschio che
l'accompagna, solo in questo caso, una femmina può andarsene da casa
sua, ecchecazzo! Da sola farà sicuramente la puttana.”
“Ma...”
“È quello che credono loro,
mica noi... magari quella povera crista si faceva solo i cavoli
suoi.”
La telecamera inquadrò una culla.
“CAZZO!”
Strepitò il novellino.
“Calma...”
Disse il Supervisore guardando i
dati sullo schermo.
“Non c'è niente di vivo, là
dentro.”
“Buon Dio...”
“Non credo che Dio c'entri molto
in questo... sono stati loro a ucciderlo, impedendo alla madre e a
lui di andarsene...”
Il Supervisore prese il pad dalle
mani del novellino, e diede qualche comando.
Il piccolo robot elevò la testa
per guardare dentro la culla.
Sullo schermo apparve una piccolo
corpo immobile e livido.
L'uomo digitò un altro comando.
Dopo pochi secondi, un'esplosione
fece crollare una parte della costruzione.
Il Supervisore assunse
un'espressione disgustata.
“Lo sapevo....” mormorò.
Questo è quello che intendo per
GUERRA TOTALE.
" Da lì iniziava i corpi erano smistati in piccole celle a prova di esplosione" ??? Secondo me hai sbagliato il copia e incolla di due frasi...
RispondiEliminagrazie della correzione!
RispondiEliminauna cosa per i miei 12 lettori: l'idea di questo sfruttamento industriale dei rifiuti mi è venuta quando ho letto dell'assedio di Plevna. http://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_di_Pleven
RispondiEliminaUna cosa che la storia ufficiale non dice è che un anno dopo la battaglia una compagnia inglese comperò (!) e raccolse gli scheletri dei morti turchi e inviò 5 navi cariche di ossa in Gran Bretagna... gli eroici combattenti turchi servirono per fertilizzare i campi nell'isola.
La storia delle ossa umane trasportate attraverso mezza europa e usate come fertilizzante mi sembra molto pulp e decisamente implausibile. Hai qualche fonte?
RispondiEliminal'ho letto su questo libro: http://www.amazon.com/I-Signori-Del-Corno-Doro/dp/B000K7MQ2I
RispondiEliminasu google ho trovato questo: http://www.ebooksread.com/authors-eng/irving-montagu/camp-and-studio-hci/page-16-camp-and-studio-hci.shtml