sabato 15 dicembre 2012

sketch di un romanzo/sceneggiatura/fumetto da fare. Città martire (Adeste Fideles)


La città ardeva. Ogni tanto, tra il ruggito delle fiamme e delle esplosioni, arrivavano degli strani suoni, come delle urla umane.
“Buon Dio... perché avete fatto questo?”
Chiese con tono disperato un giornalista.
Il sergente si voltò.
“È sempre il solito problema. Il nemico continua a pensare che noi dobbiamo rispettare cose a cui lui non crede. Questa era la città di un Santo... di un vero Santo. Ma anche la città dove facevano le marce della pace. La città dove degli imbecilli si riempivano la bocca di parole che non comprendevano.
Il nemico ha creduto che questo ci fermasse.
Il nemico ha creduto che bastasse dire che la città era piena di civili. Che non avremmo mai sparato sulla nostra storia.”
“Ma lo avete fatto!”
“Bisogna pensare al futuro. Come tutto quello che fanno loro, era una menzogna. Il servizio segreto ci ha informato che non esisteva più nulla della bellezza e dell'arte di prima... E nulla dello spirito. Rimaneva solo un guscio vuoto.”
il soldato fissò di nuovo l'immenso bagliore.
“Adesso non c'è più neanche il guscio. Forse avranno imparato qualcosa. O forse no. Quello che ci costringono a fare oggi, lo pagheranno domani. Con gli interessi.” Concluse con un sorriso sinistro.
Il tono dell'affermazione fece rabbrividire i giornalisti.


Il fronte avanzò. Dopo aver ricevuto i rapporti degli asmodei (1), i comandanti avevano ordinato di non entrare nella città. Del resto, i soldati non ne avevano per niente voglia. La zona urbana ardeva ancora.
Il sergente aveva l'incarico di accompagnare i giornalisti a visitare le macerie. Così il gruppetto si recò in una zona della città che era stata messa in sicurezza.
La violenza era evidente, oscena. Non esisteva un edificio in piedi. I cumuli di macerie erano stati affumicati dall'incendio. Le strade erano seminate di corpi e resti. Non si riusciva a distinguere se erano nemici o ostaggi. Si capiva solo che erano corpi piccoli e corpi molto piccoli. I cinque giornalisti, anche se veterani, erano in preda all'orrore.
“Non capisco perché ci avete dato il permesso di venire qua...”
“Noi parleremo di questo. Non potete zittirci!”
“Certo, nessuno vuole che non riferiate quello che vedete...”
Rispose il sottufficiale.
Si avvicinò un capitano dei genieri.
“Lei è il sergente ***?”
“Sissignore!”
Rispose Blackjack salutandolo militarmente.
“Ci avevano avvertito che avrebbe portato i media. Bene, signori, io sono il capitano *** del Genio.
La nostra missione era di cercare eventuali superstiti e controllare i danni...mmmh ...I miei uomini non hanno trovato superstiti, ma hanno trovato molti sotterranei... non coincidenti con quello che sapevamo precedentemente della città...mmmh ...E il contenuto dei sotterranei era molto interessante. Vi porterò a vederlo.”
Si incamminò, e ai giornalisti non restò che seguirlo.
Il geniere li condusse a quello che doveva essere l'entrata di un seminterrato.
L'odore era abominevole.
“Dovete mettervi le maschere antigas, signori...” Affermò l'ufficiale.
I giornalisti obbedirono, un poco timorosi. Entrarono. Il sergente gli stava alle calcagna. La luce delle lampadine tascabili rivelò una scena da incubo. Lo spazio era pieno di morti disseccati dal calore, di mummie con le bocche oscenamente aperte.
Ma erano tutti soldati. Le armi e gli elmetti erano evidenti.
Un giornalista emise dei singulti. Stava per vomitare nella maschera. Il sergente lo afferrò e lo portò fuori.
La voce dell'ufficiale risuonò deformata dal filtro antigas.
“mmm... Di scene così è piena la città... questi rifugi erano a prova di bomba e le uscite si trovano lontano dagli edifici, in modo che le macerie non le ostruissero.”
“Ma... E le donne e i bambini morti?”
Chiese un giornalista.
“Non abbiamo trovato nemici non combattenti in questi rifugi.”
“Come?”
“Cosa vuole dire?”
Le parole del capitano avevano un suono grottesco.
“In parole povere, le donne e i bambini in strada a beccarsi i confetti, questi qua al sicuro...
Si sarebbero salvati...mmm... se il bombardamento non avesse causato un fuerstorm, una tempesta di fuoco...Le fiamme hanno esaurito tutto l'ossigeno...mmm... e il calore gli ha disseccati. In un normale bombardamento di artiglieria, questi soldati non sarebbero stati danneggiati.”
I giornalisti rimasero ammutoliti.
Uscirono tutti dal rifugio, e si tolsero le maschere.
I giornalisti attorniarono il sergente, che si stava occupando del loro collega.
Cominciarono a parlare tra di loro.
“I soldati al sicuro e i civili fuori... non ci credo...”
“Ma i morti sono veri... il bombardamento è finito un'ora fa... non potevano trasportare dei cadaveri da fuori e piazzarli qui in meno di un'ora...”
“Li avranno messi prima!”
“Prima quando?”
“Signori, vedo che avete molti dubbi... da soldataccio ignorante quale sono, mi permettete un consiglio?” Disse Blackjack, in tono leggermente ironico.
I giornalisti lo fissarono.
“Se credete che si tratta di un falso, girate per tutta la città e guardate in tutti i seminterrati, e prendete qualche piastrina ai cadaveri, qualche arma, qualsiasi cosa serva a identificare i corpi... ci sono dei limiti fisici alla falsificazione...”
I giornalisti si allontanarono di qualche passo e cominciarono a confabulare tra loro.
Il capitano dei genieri era uscito dal rifugio, e si rivolse a Blackjack.
“mmm... Cosa stanno facendo?”
“Chiacchierano tra loro … quello che hanno visto non è politically correct... tra un po' le chiederanno di girare per la città in cerca di prove, dato che non credono ai loro occhi. Per loro, i cattivi siamo sempre noi.”
Accadde proprio così, e il capitano affidò una piccola scorta ad ognuno. I giornalisti si dispersero.
Uno solo rimase per un attimo a parlare con il sergente, che si era seduto su una maceria.
“Il capitano ha parlato della fuerstirm...”
Fuerstorm”
“Si, della tempesta di fuoco... Che ha ucciso i soldati...”
“E allora?”
“Il bombardamento è stato fatto in modo da ottenere la Fuerstorm...”
....”
“è così? Il comando lo sapeva? Sapeva dei soldati?”
Chiese in tono veemente il giornalista, guardandolo dall'alto al basso.
“Non sono autorizzato a rispondere a questa domanda.”
“E dei civili? Sapevano dei civili?”
“Il termine ufficiale è “nemici non armati”. Non esistono civili, dalla loro parte.”
“Ma.. ”
“C'è una cosa, che noi abbiamo imparato a nostre spese.
Qualsiasi cosa negativa noi pensiamo del nemico, è probabilmente vera.
Siamo malvagi noi, che abbiamo sparato a questi soldati che si coprivano con le loro donne? O siamo costretti a farlo?
Risponda onestamente.”
Il giornalista non seppe cosa dire.
Il sergente sogghignò.
“Basta una domanda semplice... solo un si o un no... e quelli come voi non parlano più.”
Si drizzò in piedi, stiracchiandosi.
“la sua scorta la aspetta. Vada. Quello che vedrà la azzittirà di più, se non vorrà dire la verità...”


(1) altro soprannome dei controllori areali droni di sorveglianza


5 commenti:

  1. ogni tanto, si sente l'esigenza di un post NATALIZIO...

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  2. Ma sono convocati solo i giornalisti più "refrattari" all'idea della Reconquista? Non ce n'è uno che non accetti la realtà.
    Realistico, a suo modo.

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  3. il sottoscritto parte dall'idea che TUTTI i giornalisti esteri siano "organici"... o perlomeno, lettori di "repubica"...

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  4. Visto l'appendice messa sul precendente (La manifestazione), ti invio un "resoconto" che potrebbe attagliarsi a questo racconto, notare il titolo dell'operazione visto che oggi è Natale (auguri!)... ;)
    Quindi sarebbe antecedente all'altra (Gaio Febbraio).

    Rapporto sull’operazione "Adeste Fideles".
    L’operazione "Adeste Fideles" è stata concepita come rappresaglia per l’eccidio di ***, dove come noto i cittadini della Repubblica schiavi del nemico erano stati bruciati, i più vivi, prima che il nemico si ritirasse.
    Il comando dell’Armata ha deciso pertanto di colpire la città di ***, sede a suo tempo di marce della pace e manifestazioni di solidarietà con il nemico e oggi caposaldo militare del nemico stesso. Il valore artistico è storico di *** è stato devastato dal nemico e pertanto non vi erano motivi per non dichiararla obiettivo militare.
    Il lungo periodo fra l’eccidio di *** (11 ottobre) e l’operazione "Adeste Fideles" (25 dicembre) è stato deliberatamente fatto trascorrere per:
    A: far credere al nemico che non si sarebbe attaccata ***
    B: preparare al massimo gli equipaggi per la missione senza insospettire il nemico.

    In questo lasso di tempo si sono addestrati alla missione non meno di cento piloti con i rispettivi aerei, per ottimizzare la confidenza fra ogni pilota e il suo mezzo, selezionare gli equipaggi più idonei e studiare le migliori tecniche di ingaggio facendole passare per esercitazioni o per operazioni di secondaria importanza in supporto alle forze terrestri.
    Con la necessità di dare una dimostrazione di forza e demoralizzare il nemico, si è stabilito un attacco con bombe incendiare in modo da creare una tempesta di fuoco tale da consumare l’aria degli occupanti i bunker che si sapevano scavati sotto la città.
    Dei cento piloti inizialmente scelti si sono selezionati 25 elementi con la massima confidenza con il loro mezzo. La loro preparazione è continuata da basi distinte e senza preavvisi o piani dettagliati. Solo la sera del 24 dicembre i 25 aerei sono stati armati con il reale armamento di caduta previsto. I 25 aerei si sono levati in volo da quattro basi diverse, sette da una e sei dalle altre tre, riunendosi poi in una formazione a mezzaluna facilmente mutabile in formazione a gruppi di quattro, più facilmente difendibile. La riunione dei quattro gruppi è avvenuta alle 0.45 del 25 dicembre.
    Il profilo di missione è stato il classico Hi-Lo-Hi, con arrivo e scampo ad alta quota per ridurre i consumi e sola penetrazione sull’obiettivo a bassa quota. Le caratteristiche stealth degli aerei impiegati hanno consentito questo profilo. I 25 aerei si sono tutti presentati sull’obiettivo alle 2.05 del 25, all’incirca da ovest, sganciando contemporaneamente i loro carichi sulla città, in modo da creare una tempesta di fuoco. Anche questo scopo è stato ottenuto. Non vi è stata reazione nemica né prima né dopo l’attacco. I 25 aerei sono rientrati alle loro basi alle 3.45 del 25 dicembre, senza danni.
    Gli analisti dell’Armata hanno calcolato che il colpo inferto al morale del nemico presente sul nostro territorio sia superiore al cinque per cento, grazie anche alla copertura mediatica data dall’Armata che ha occupato la zona già nella tarda mattinata del 25 dicembre.

    Si può considerare l’operazione "Adeste Fideles" come un pieno successo.

    Il "Consiglio dei Saggi" suggerisce di compiere un’operazione analoga, ma con l’uso di missili cruise lanciati da sommergibili ed equipaggiati con munizionamento specializzato per esplosioni letali a breve raggio (codice DIME), per una importante manifestazione politica che si deve svolgere il prossimo 12 febbraio nella città di *** (operazione "Gaio Febbraio").

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  5. Spunto estremamente interessante! ..... mmm ... "Adeste Fideles" però, come la vedo io, sarebbe un'operazione prettamente militare e non avrebbe a che fare con quel piccolo e schifoso eccidio... molto semplicemente, il nemico avrebbe fortificato quella città perchè supponeva che l'armata se la fosse lasciata dietro, come aveva fatto altre volte...

    Buon Natale a te e famiglia!

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