martedì 22 febbraio 2011

I costruttori di imperi : Shaka Zulu.

Sesta puntata della storia del Napoleone Nero.


Innovazione tattica.

Nelle battaglie descritte, è possibile notare come Shaka applicasse sempre lo stesso principio tattico, ovvero lo schieramento "Impondo Zankomo" (le corna del bufalo).
La disposizione riproduceva, grosso modo, un bovino. Petto, corna, reni.
Il modus operandi era sempre uguale. Il petto avanzava e entrava in contatto col nemico, mentre le corna, costituite da guerrieri giovani e veloci, lo circondavano e lo intrappolavano.
Dietro il petto c'erano le reni o riserva, composta da unità veterane. Le reni entravano in azione in caso di necessità o per il rush finale (36).
Tutto si risolveva in una specie di mattanza, o in termine tecnico, in una "killing box".
Il Comandante non partecipava direttamente allo scontro, ma controllava il campo di battaglia da lontano, e impartiva ordini alle quattro parti mediante messaggeri. Come si può constatare, tutto l'addestramento dell'esercito e la sua conformazione erano finalizzati a uno scontro ravvicinato.
La tattica deriva evidentemente dall'evoluzione della disposizione tradizionale, basti pensare a uno scontro tra due linee di guerrieri, nel quale una fila è costituita da un numero minore di uomini. Avanzando una verso l'altra, la fila più numerosa tende automaticamente a chiudere l'altra con le sue estremità.
Non sembra che questo schieramento sia stato inventato da Shaka, ma, come l'organizzazione reggimentale e la gilda dei circoncisi, egli lo usò e lo sviluppò al massimo.
Però, è sicuramente di Shaka il concetto bipolare di "Vittoria o Morte". I guerrieri di Shaka potevano solo vincere. Non esisteva la possibilità di ritirarsi. Non venivano presi prigionieri (37), i guerrieri Zulu feriti in modo gravissimo era eutanasisizzati con un colpo di mazza (38), Oltre a tutto ciò, gli Zulu sventravano i corpi rimasti sul campo. Questo non era fatto per crudeltà, ma per impedire agli spiriti malvagi di danneggiare i vivi (39).
Una possibile spiegazione a questa consuetudine può essere questa: Nel clima africano tropicale, i cadaveri si decompongono molto rapidamente. I corpi si gonfiano in modo orribile e, nel caso di negri, si sbiancano. La fuga degli spiriti cattivi può essere interpretata con la diffusione di gas dovuta alla foratura del ventre enfiato. Lo sventramento, cioè l'apertura dell'addome, riduce l'effetto visivo e la fuoriuscita di gas. Non si sa chi introdusse questa usanza, che non sembra presente nella precedente cultura Ngomi , ma se fosse stato Shaka, sembra un modo per impedire a qualche nemico di sopravvivere.

(36) Sembra che, durante le prime fasi della battaglia, i guerrieri delle reni volgessero le spalle al combattimento, per non esserne influenzati.
(37) Questo è in evidente contrasto con le precedenti abitudini Ngomi
(38) La mazza era anche detta "la misericordiosa" in quanto anestetico finale...
(39) Può sembrare strano, ma le fonti non riportano una particolare crudeltà da parte degli Zulu (tranne che nel periodo di Shaka), nel senso che uccidevano molto, ma senza far soffrire eccessivamente. L’unico caso di tortura documentato dopo il regno di Shaka, avvenne su uno sfortunato soldato inglese preso prigioniero, e torturato dalle donne di un villaggio. Potrebbe essersi trattato di una rituale magico.

Potere militare.


Dopo la guerra contro Zwide nel 1819, il regno di Shaka iniziò una spettacolare espansione.
Ogni nuova tribù annessa, con la violenza o con accordi, diventava parte dell'impero Zulu. I capi che accettavano di sottomettersi (di solito di piccole tribù) restavano al loro posto, ma dovevano fornire reclute e tributi. In alcuni casi, i Re vassalli rielaborarono le proprie genealogie, in modo da vantare ascendenze e contatti (inesistenti) con gli AmaZulu. I capi di tribù più grandi, e potenzialmente pericolose, venivano di solito uccisi, e al loro posto salivano dei governatori scelti direttamente da Shaka. Questi governatori civili, come gli amministratori militari, non appartenevano all'aristocrazia Zulu, ma erano per la maggior parte uomini che si erano messi in luce nei reggimenti del Re. Con parole antiche, erano delle creature di Shaka, e a lui dovevano lo sua fortuna. Questo portò a una classe di dirigenti non dipendente dal sangue o dal censo, ma da una idea di stato. Nel regno di Shaka, meno del 10% della popolazione era di autentico lignaggio Zulu, e non erano nemmeno tutti appartenenti alle classi superiori.
Le tribù che decidevano di combattere, erano regolarmente annichilite. Shaka affermò una volta: "Le donne incinte devono esistere solo nella terra degli Zulu" Solo gli uomini e le donne più giovani (senza figli, quindi non sposate) venivano risparmiati, ma non i bambini. La distruzione fisica degli anziani e delle famiglie portava all'oblio della identità tribale nei sopravvissuti, che diventavano più facilmente plasmabili.                                            Comunque, una volta che il clan era entrato, di buona o di mala grazia, nel sistema Zulu, l'iter era sostanzialmente identico. Gli uomini giovani e le ragazze nubili erano tenuti (costretti) a recarsi a un iKhanda (“testa (dell'autorità reale)” villaggio caserma) dove entravano a far parte dei reggimenti ivi stanziati. Gli amaKhanda erano simili ai normali villaggi Ngomi, sebbene in scala più grande, e consistevano in un recinto circolare di rami spinosi del diametro di un un km e mezzo, contenente due o trecento capanne d'erba, dove erano acquartierati i guerrieri, con al centro un recinto che faceva da piazza d'armi e conteneva il bestiame della sussistenza. Però, c'erano delle sostanziali differenze con gli insediamenti civili.

 continua...

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